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È al grande fotografo David ‘Chim’ Seymour che il Museo di Palazzo Grimani dedica, fino  al 17 marzo, il secondo appuntamento con i maggiori protagonisti della fotografia internazionale del Novecento e che hanno, nella loro carriera, scelto di interpretare il mondo di Venezia.

Dopo la fortunata monografia su Inge Morath del lo scorso anno e intitolata Fotografare da Venezia in poi, visitata da 30.000 persone, è la volta di David Szymin, ebreo di Varsavia nato nel 1911 che, una volta approdato negli Stati Uniti, scelse il nome di David Seymour.

Tra i 200 pezzi esposti tra fotografie, documenti, lettere e riviste d’epoca ad  essere rappresentati nelle 150 immagini selezionate e collocate cronologicamente tra il 1936 e il 1956, saranno i più importanti reportage del fotografo polacco, la Francia del 1936, la Guerra Civile spagnola, l’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, il progetto del 1948 intitolato Children of War, commissionato dall’UNICEF e dedicato agli orfani di guerra, Israele ed Egitto negli anni Cinquanta del Novecento. A questi si aggiungono le serie Ritratti e Personalità, oltre al nucleo di foto realizzare a Venezia.

Inoltre ad arricchire la descrizione del mondo di Chim ci sono una cinquantina di documenti, tra cui quelli dedicati alla Maleta Mexicana, la celebre valigia messicana piena di tesori fotografici riferiti alla guerra civile spagnola, che si credevano perduti e poi ritrovati con commozione e sorpresa a Parigi nel 1995.

Dopo aver studiato stampa a Lipsia e chimica e fisica alla Sorbona, negli anni Trenta Seymour decise di viveere a Parigi dove un amico di famiglia gli prestò una macchina fotografica ed iniziò a lavorare come freelance per diverse riviste con reportage che lo portarono anche a documentare la guerra civile spagnola dal 1936 al 1938.

Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale si trasferì a New York, dove cambiò nome lavorando nell’esercito degli Stati Uniti dal 1942 al 1945 e ottenendo una medaglia al merito per il suo impegno nell’intelligence.

Nel 1947 fondò l’agenzia Magnum Photos con altri grandi fotografi come Cartier-Bresson, George Rodger, William Vandivert e Robert Capa e, alla morte di quest’ultimo,  assunse la Presidenza dell’Agenzia e la mantenne fino al 1956 quando, viaggiando nei pressi del Canale di Suez per fotografare uno scambio di prigionieri, fu ucciso da una mitragliatrice egiziana.