Italia 90 Mondiale

Nel 1990 l’Italia divenne il primo Paese europeo a organizzare la Coppa del Mondo per la seconda volta, mentre i club italiani dominavano l’Europa, vincendo in quello stesso anno le tre coppe principali con Milan, Sampdoria e Juventus.

Le avversarie più insidiose sulla strada degli azzurri erano la Germania, l’Argentina campione in carica e le due finaliste dell’Europeo, l’Urss e soprattutto l’Olanda, tornata prepotentemente alla ribalta dopo un decennio di anonimato.

Nonostante il mondiale a ventiquattro squadre rendesse più facile qualificarsi, non mancavano nemmeno questa volta le assenze di rilievo, a partire dalla Francia, lontana dagli splendori degli anni Ottanta, oltre a Danimarca, Polonia e Portogallo.

La formula, che prevedeva l’eliminazione di sole 8 squadre su 24 al primo turno, fece una sola vittima illustre, l’Urss, anche se i sovietici non erano i soli a faticare, a cominciare dall’Argentina, che aprì il mondiale perdendo clamorosamente contro il Camerun.

Ripresisi battendo proprio l’Urss, Maradona e compagni ebbero poi il punto della qualificazione con la Romania.

Nessun problema per l’Italia, che scoprì la stella di Toto Schillaci, grazie al quale battè l’Austria all’esordio, per poi chiudere il girone a punteggio pieno, davanti ai boemi.

A punteggio pieno ci fu anche un Brasile non entusiasmante, che passò il turno davanti alla Costarica del vecchio mago Milutinovic, capace di eliminare Scozia e Svezia e pochi problemi anche per la Germania, vittoriosa con nove gol in due partite contro Jugoslavia ed Emirati Arabi.

Il gruppo F si rivelò quello più equilibrato del primo turno, con soli 7 gol segnati in 6 gare.

Le prime quattro finirono in parità, ma all’ultimo turno l’Inghilterra riesce a prevalere sull’Egitto piazzandosi prima ed eliminando i Faraoni.

Per decidere il secondo posto tra Eire e Olanda fu necessario il sorteggio, che premiò i primi.

Gli ottavi di finale si aprirono a Napoli, dove il 38enne Roger Milla trascinò il Camerun alla vittoria nei supplementari contro la Colombia, arrivando ai quarti di finale, poi furono raggiunti dalla Cecoslovacchia, che non ebbe problemi a disfarsi della Costarica, travolta dalla tripletta di Skhuravy.

Il giorno dopo l’Argentina si risollevò e vinse contro il Brasile di Lazaroni, mentre la Germania si vendicò dell’Olanda, che l’aveva eliminata in semifinale nell’Euro 88.

Una noiosissima sfida tra Eire e Romania, decisa ai rigori a favore degli irlandesi, fece  da antipasto alla gara dell’Italia contro l’Uruguay.

Nel primo tempo si faticò ad andare al tiro e a sbloccare la situazione, nella ripresa, fu Schillaci, con un gran sinistro da fuori area e il raddoppio di Serena, poi, regalò la sicurezza dei quarti di finale. L’ultima giornata degli ottavi fu nel segno di Dragan Stojkovic, fuoriclasse della Jugoslavia, che eliminò la Spagna con una doppietta e l’Inghilterra aspettò l’ultimo minuto dei supplementari per superare il Belgio, con la rete del giovane Platt.

I quarti di finale vennero aperti da Argentina e Jugoslavia, con la grande sfida tra Maradona e Stojkovic, ma fu il giovane asso Goycoechea a trascinare i suoi in semifinale.

In serata gli azzurri affrontarono l’Irlanda di Jack Charlton, che all’esordio riuscì nell’impresa di portare i verdi ai quarti e a sbloccarla ci pensò Schillaci, ribadendo in rete una respinta del portiere Bonner su conclusione di Donadoni.

La Germania fece suo il quarto contro la Cecoslovacchia, che si difese ad oltranza, offrendo più calci che calcio.

In seguito il Camerun mise alla corda gli inglesi per tutta la gara, ma paga la propria inesperienza contro Lineker che, tra lo scadere dei tempi regolamentari e del primo tempo supplementare, segnò due calci di rigore.

L’Inghilterra tornò in una semifinale mondiale a distanza di 24 anni dalla vittoria di Wembley, mentre insieme al Camerun, tutta l’Africa mise nel cassetto i sogni di una clamorosa rivincita calcistica.

Le semifinali videro come protagoniste squadre che almeno una volta avevano già vinto il titolo, l’Italia sfidò l’Argentina di Maradona proprio nella sua Napoli, e dall’ingresso in campo agli azzurri mancò l’apporto totale del pubblico, cosa che avevano sempre avuto.

Schillaci sembra mettere gli azzurri sulla strada della finale, quando fu lestissimo a spedire in rete una respinta di Goycoechea su conclusione di Vialli ma nella ripresa, un cross dalla sinistra di Olarticoechea pescò Caniggia in area.

Complice l’uscita in ritardo di Zenga, al biondo attaccante del Verona bastò sfiorare la palla per anticipare Ferri e scavalcarlo.

Baggio, nella ripresa, chiamò Goycoechea a uno splendido intervento per sventare una sua punizione e poi si procurò l’espulsione di Giusti.

L’ultimo quarto d’ora vide gli argentini ai calci di rigore, e grazie a Goycoechea, battere Donadoni e Serena.

L’Argentina andò alla seconda finale consecutiva, mentre in tutta Italia la delusione fu davvero forte.

Il giorno dopo, Germania e Inghilterra vide i tedeschi avanti su punizione di Brehme, che si trasformò in una parabola beffarda su Parker e il pareggio del solito Lineker a dieci minuti dal termine, con un tiro preciso.

Ai rigori gli inglesi segnarono i primi sei, poi sbagliarono prima Pearce e poi Waddle e la Germania volò in finale, a ripetere la sfida contro l’Argentina di quattro anni prima, mentre gli sconfitti giocarono per il terzo posto a Bari contro gli azzurri.

La conclusione vincente della finalina fu di Baggio, con un gol di Schillaci su rigore, a fissare il 2-1 che regalò a Totò la palma di capocannoniere.

A Roma andò in scena la replica della finale di quattro anni prima, con l’Argentina debole contro la Germania, mentre i tifosi italiani presenti all’Olimpico fecero piovere su Maradona e compagni fischi e insulti.

In seguito l’arbitro messicano Codesal, dopo aver espulso Monzon, negò ai sudamericani un rigore per fallo su Dezotti.

La finale venne giocata sull’incapacità dei tedeschi di superare l’avversario, fino a sei minuti dal termine, quando Sensini intervenne su Vöeller al limite dell’area.

Le proteste argentine furono inutili, Codesal fischiò il rigore e Brehme, non facendosi incantare da Goycoechea, lo trasformò con un destro preciso.

Il Mondiale finì con i tedeschi in festa e gli argentini in lacrime, in particolare Maradona.