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Una donna coraggiosa, che lavorò in un universo considerato maschile ai primi del Novecento.

Enrica Calabresi nacque il 10 novembre 1891 a Ferrara, ultima dei quattro figli di Vito Calabresi e di Ida Fano, esponenti della borghesia ebraica di Ferrara.

Fin da piccola Enrica amava le materie scientifiche, oltre alla letteratura, alle arti e alle lingue moderne.

Dopo il liceo, decise di studiare scienze, iscrivendosi nel 1909 alla Facoltà di matematica della Libera università di Ferrara, ma poi prevalse l’interesse per le scienze naturali, infatti, già a Ferrara frequentava i corsi di questa materia presso la Facoltà di medicina.

L’anno successivo si trasferì al Regio Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze per potersi dedicare alle sue ricerche.

Nel 1914, poco prima di laurearsi, divenne assistente di Angelo Senna alla cattedra di zoologia e anatomia comparata dei vertebrati e si fidanzò ufficialmente con Giovanni Battista De Gasperi, un giovane collega.

Quando Giovanni morì nel 1916 durante la prima guerra mondiale, Enrica decise di dedicarsi interamente alla scienza, nel 1924 conseguì la libera docenza in zoologia e, due anni dopo, fu promossa all’incarico di assistente.

Fin dall’inizio mostrò un forte interesse per lo studio dei rettili e degli anfibi, mentre la sua passione per gli insetti, in particolare i coleotteri brentidi, venne sollecitata dal maestro Senna. Enrica assunse a ventisette anni l’incarico di segretario della Società Entomologica Italiana e contribuì in modo considerevole ad ampliare le collezioni del Museo zoologico La Specola. Tuttavia, nel dicembre del 1932 diede le sue dimissioni dagli incarichi universitari, costretta a far spazio a una giovane promessa della zoologia italiana e noto esponente del Partito fascista, il conte Lodovico Di Caporiacco, poi distintosi per le sue ricerche sui ragni.

La scienziata fece richiesta per insegnare nelle scuole medie, ma senza successo e, per non essere costretta a tornare nella casa di famiglia, si iscrisse nell’autunno 1933 al Partito fascista, poi ricevette un incarico al Regio Istituto tecnico Galileo Galilei.

Nel 1935 conseguì l’abilitazione all’insegnamento medio e un anno dopo fu nominata professore incaricato di entomologia agraria e direttrice del corrispondente istituto alla Facoltà di agraria dell’Università di Pisa, dal 1937, insegnò anche al Regio Liceo-ginnasio Galilei di Firenze.

Il nuovo avvio della sua carriera si interruppe in modo drammatico quando, nel 1938, in seguito alle leggi razziali le furono tolti tutti gli incarichi e l’abilitazione alla libera docenza.

Enrica decise, al contrario della sua famiglia, di non emigrare in Svizzera ma di restare a Firenze e non rinunciò nemmeno all’insegnamento, istruendo, dal 1939 al 1943, gli alunni ebrei espulsi dalle scuole pubbliche in quella  ebraica di via Farini, dove insegnarono le matematiche Emma Castelnuovo e Maria Piazza.

Nel gennaio 1944 fu arrestata da agenti italiani nella sua abitazione e portata a Santa Verdiana, un ex-convento trasformato in carcere e, consapevole che sarebbe stata deportata ad Auschwitz. Si sottrasse a questo destino uccidendosi, nella notte del 18 gennaio 1944, con un veleno che da tempo portava sempre con sé.