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Gioppino è uno dei simboli di Bergamo, dall’aspetto tozzo, tarchiato, con una faccia  bonaria, dal collo deformato dai tre gozzi, che veste una grossolana giubba verde bordata di rosso, una camicia aperta fino a scoprire il ventre, pantaloni scuri alla zuava e un cappellaccio nero.

Il nome esatto della maschera è Giuseppino Söcalonga detto Gioppino, nato da Bortolo Söcalonga, contadino della campagna alla periferia di Bergamo, e Maria Scàtolèra.

Il Giopì dopo un lungo fidanzamento, sposò Marietta detta Margì e dalla loro relazione nacque Pissanbraga Söcalonga detto Bortolì e ha due fratelli, Giacomì e il piccolo Pissa ‘n braga, anch’essi figli di Bortolo Söcalonga e Maria Scatolera.

Gioppino è una creazione popolare, con la sua spontanea arguzia, i suoi gesti grossolani ma costantemente farseschi, sempre padrone delle scene e delle situazioni, che spesso domina a colpi di bastone, affamato ma con tanto cuore.

Il mondo nel quale vive il Giopì era quello dei burattinai, che andavano non solo nelle piazze, ma anche nelle trattorie, negli oratori, nei cortili delle case coloniche, dove i loro spettacoli si tenevano tutti i giorni ad eccezione del venerdì, dedicato al trasferimento da un paese all’altro o al riposo.

Sicuramente il più noto dei burattinai del Giopì fu Benedetto Ravasio, nato a Bonate nel 1915 e morto nel 1990, che diede a Gioppino la capacità di coinvolgere il pubblico giovanile per oltre quarant’anni, in tutta la provincia e in Lombardia.

Dopo la morte di Benedetto la famiglia Ravasio decise di raccogliere tutta la collezione e gli attrezzi di lavoro perché nulla andasse perduto o disperso e nacque così, in sua memoria, nel 1993 la Fondazione Benedetto Ravasio.

Dal 1996 la fondazione organizza ogni anno la rassegna Borghi e Burattini che propone spettacoli di teatro di animazione sempre nelle piazze.

Ma Giopì, emigrò in Svizzera nel 1934 assieme al burattinaio Losa, nativo di Cisano Bergamasco, e nel Canton Ticino, i suoi spettacoli ebbero molto successo, al punto che dovette tornare più volte oltre confine.

La famiglia di burattinai più longeva fu quella dei Costantini di Brescia attiva già alla fine del Seicento con spettacoli della commedia dell’arte e sul finire dell’Ottocento con Giopì.

I coniugi Foglieni, burattinai da cinquant’anni, facevano commedie con le farse Gioppiniane, con un personaggio ignorante e rozzo ma molto furbo al punto che, prima di bastonare qualcuno, lo apostrofava con “Stà in pe intàt chè te ènde”.

Un altro grande conoscitore del teatro del Giopì fu Luigi Milesi, che elevò a ruolo di protagonisti delle commedie e delle farse i briganti che devono sempre cedere al Giopì, come Masticabrodo, Spacamontagne, Ciciabrùgnì e Lècamarmite.