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Il giornalista che raccontò per primo in tv la mafia…

Giuseppe Marrazzo, detto Joe Marrazzo, nacque a Nocera Inferiore il 19 marzo 1928 e, dopo aver vissuto fino ai 18 anni presso il rione Casale del Pozzo, iniziò la sua carriera collaborando col quotidiano Il Mattino.

Successivamente continuò a lavorare come inviato per altri giornali, tra cui Omnibus, Epoca e Tempo illustrato.

Nel 1965 Marrazzo passò dalla carta stampata alla televisione, e per la Rai produsse inchieste e servizi per i programmi Tv7, Cordialmente, Europa Giovani e AZ.

Con gli anni Settanta lavorò per la rubrica TG2 Dossier, focalizzando i suoi approfondimenti sulle organizzazioni mafiose in Sicilia e Campania.

Giuseppe Marrazzo, uomo appassionato e lungimirante, fu un giornalista che fece della professione un impegno etico e civile, libero e coraggioso.

In vent’anni di lavoro, attraversò i cambiamenti della storia italiana, raccontando le evoluzioni delle organizzazioni criminali, ma anche il lato privato delle vittime, dalle mogli dei magistrati ai poliziotti caduti negli anni dei delitti eccellenti a Palermo, fino alle storie dei ragazzi tossicodipendenti nella provincia italiana, i retroscena del potere e il lato umano dei pentiti.

Marrazzo ha rivoluzionato il linguaggio giornalistico, con uno stile di reporter sempre sui fatti, fedele al rigore e alla verità, mai sopra le righe e mai invasivo e oggi le sue inchieste sono un punto di riferimento dal punto di vista del racconto e delle immagini descritte.

Sposato in prime nozze con Luigia Spina, italo-americana, Marrazzo nel 1958 divenne padre di Piero, che intraprese la carriera giornalistica e, in seguito, quella politica, come presidente della Regione Lazio dal 2005 al 2009 e anche il figlio più piccolo, Giampiero, nato nel 1979 dal secondo matrimonio, è uno stimato giornalista.

Dopo la scomparsa di Marrazzo, avvenuta a Roma il 27 febbraio 1985, all’età di 56 anni, per una emorragia cerebrale, il figlio Piero svelò che le sue inchieste sulla camorra lo avevano esposto a varie minacce di morte.

Partendo dalle sue inchieste, Giuseppe scrisse diversi libri, il più famoso è Il camorrista, pubblicato nel 1984, sulla vita di Raffaele Cutolo, uno dei boss campani più influenti durante gli anni ottanta e ne fu tratto nel 1986 l’omonimo film, che vide l’esordio alla regia di Giuseppe Tornatore.