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Esattamente diciannove anni fa, ci salutava definitivamente la Lira, la vecchia moneta italiana, dopo oltre 140 anni di utilizzo a favore dell’Euro, nuova e attuale valuta europea.

Fu un cambio epocale, un momento particolare accompagnato da un misto di timore e un po’ di nostalgia.  Il passaggio dalla Lira all’Euro avvenne in maniera graduale, e fu il termine di un percorso lungo e contrastato iniziato oltre 15 anni prima.

Tra i passaggi fondamentali, furono quelli dovuti al Trattato di Maastricht del 1992, entrato in vigore nel 1993, che istituiva l’U.E., fissandone le regole e i meccanismi dell’accesso ai 12 Paesi europei firmatari ovvero: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna a cui nel 2001 si aggiunse la Grecia.

Le autorità politiche dei Paesi membri dell’Ue, vollero così favorire un processo di unificazione monetaria che ponesse fine alle crisi frequenti finanziarie, valutarie con forte impronta speculativa che avevano caratterizzato il Novecento, portando a diversi problemi economici e di occupazione.

Per poter aderire alla nuova moneta dell’Euro, i Paesi appartenenti all’U.E. dovevano però rispettare criteri precisi come: l’appartenenza al Sistema monetario europeo per un minimo di due anni. Avere un rapporto debito/PIL (Prodotto Interno Lordo) inferiore al 60%. Avere dei tassi d’interesse a lungo termine di non oltre due punti percentuali, rispetto alla media generata dai tre stati membri con inflazione più bassa; avere un deficit inferiore o pari al 3% del PIL.

Il nome “euro” fu adottato dal Consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 per rimpiazzare la sigla ECU (dall’acronimo inglese European Currency Unit, o “Unità di conto europea”), sino a quel momento utilizzata nei trattati e che dal 1978 indicava una valuta scritturale di uso interbancario.

Il 1 gennaio 1999 l’Euro fece il suo esordio ufficiale nei mercati finanziari e iniziò a essere usato per tutte le forme di pagamento non fisico. La moneta venne suddivisa in 100 centesimi.

Il suo simbolo prende ispirazione dalla lettera epsilon dell’alfabeto greco, un omaggio a quella che è considerata la culla della civiltà occidentale per eccellenza, ma rimanda anche alla prima lettera di “Europa”.

L’euro è amministrato dalla Banca centrale europea, con sede a Francoforte sul Meno, e dal Sistema europeo delle banche centrali; il primo organismo è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con il secondo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri.

Le banconote e le monete dell’Euro entrarono in circolazione il 1 Gennaio 2002, e coesistono con le vecchie valute fino alla mezzanotte del 28 Febbraio dello stesso anno. Così oltre la Lira italiana, tra le altre, in Europa smisero di avere corso legale, altre monete storiche legate alle varie nazioni come il Marco tedesco, il Franco francese, la Peseta spagnola e la Dracma greca.

Le prime banconote e monete in euro si videro sul mercato a partire dal 1° gennaio del 2002, per facilitare la loro entrata in vigore e per permettere ai cittadini di iniziare a prendere confidenza.

Per due mesi, Lira ed Euro convivono: era possibile, infatti, effettuare qualsiasi acquisto pagando con entrambe le monete. Dal 1° marzo la vecchia Lira non era più considerata come moneta di scambio e andò ufficialmente fuori corso, anche se per diversi anni è stato possibile cambiare le ultime banconote e monete in proprio possesso presso gli sportelli bancari.

In Italia il passaggio dalla Lira all’Euro, ha innescato per anni e tuttora oggi numerose polemiche riguardanti l’aumento del costo della vita, sia per i mancati controlli nel passaggio delle due monete, che hanno portato a un aumento ingiustificato dei prezzi, ma soprattutto in relazione al cambio di 1 Euro pari a 1936,27 Lire, giudicato da diversi analisti troppo oneroso.

Alla fine dell’anno 2020, otto dei ventisette Stati membri dell’Unione europea non adottano ancora l’euro come valuta ufficiale. Tra di essi la Danimarca, che in seguito ad un referendum ha respinto la possibilità di adottare l’euro e la Svezia, che pur avendo aderito all’UE nel 1995 sta continuando a usare la corona svedese. Tutti gli altri paesi sono destinati a confluire nella zona euro non appena i parametri macroeconomici stabiliti dal trattato ne permetteranno l’ingresso.