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Dall’11 gennaio nella casa Museo di Grazia Deledda a Nuoro è possibile ammirare la ricostruzione dell’abito da sposa di Grazia Deledda, che venne indossato dalla scrittrice quando si sposò con Palmiro Madesano a Nuoro l’11 gennaio del 1900.

I due sposi dopo il matrimonio si trasferirono a Roma e l’abito, che sarà esposto a Nuoro nella camera da letto dell’unica donna italiana premio Nobel, lo ricevette per la Letteratura nel 1926, è stato ricostruito dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico dopo un attento lavoro di ricerca, che ha permesso di replicare foggia, modello, tessuti e taglia dell’indumento.

Il vestito fu descritto minuziosamente dalla scrittrice al marito a pochi giorni dalle nozze in una lettera che diceva “Il vestito argento lilla sarà guarnito di perle: figurati lo scintillio; ti offuscherò addirittura, sempre che anche tu non ti metta le spalline e quella terribile sciabola di cui io ho tanta paura”.

Non era un abito bianco, ma un abito luminoso, completo di guanti e cappellino, per sancire il nuovo status di donna maritata e scrittrice affermata verso Roma, e una nuova vita.

L’esposizione rientra tra gli eventi organizzati dall’Isre per il 150° anniversario dalla nascita della grande scrittrice nuorese.

Quando la Deledda lo conobbe, Palmiro Madesani lavorava come funzionario del Ministero delle Finanze e fu colpito dall’aria severa e al tempo stesso gentile che la ragazza mostrava con timidezza, oltre che dal suo talento di scrittrice.

Per dedicarsi all’attività di agente letterario della moglie, Madesani lasciò il lavoro e condivise con lei il successo, compreso il viaggio a Stoccolma per ritirare il Nobel.

L’opera della Deledda ha contribuito a costituire, come solo i grandi hanno saputo fare, il fondamento di un’idea di letteratura sarda, viva oggi come ieri.