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Quando, in ogni stagione dell’anno, il cielo minaccia pioggia, prima di uscire si deve sempre prendere l’ombrello, ma non tutti sanno che in questo nome ombrello si nasconde la parola ombra, che richiama la sua funzione originaria, quella di riparare grandi e piccoli dai raggi del sole.

I francesi lo chiamano parapluie o parapioggia, mentre gli spagnoli usano il termine di parasol.

L’origine dell’ombrello risale certamente alla preistoria, quando venne inventato in Cina, India o Egitto.

Già negli affreschi delle tombe egizie e negli antichi libri cinesi è rappresentato quest’oggetto, che assumeva un valore simbolico di potere e persino di divinità.

In Egitto e India era associato alle dee della fertilità e del raccolto, mentre in Grecia venne legato al culto di Pallade Athena e di Persefone, venerate principalmente da donne durante le cerimonie religiose che si tenevano per ore all’aperto.

Sin dal III secolo a.C., l’ombrello per ripararsi dal sole veniva usato dalle donne romane, le quali, come raccontava Ovidio, se ne servivano anche come strumento di seduzione.

D’estate, a Roma, sopra l’arena era steso il velario, una tenda leggera che proteggeva gli spettatori dal sole ma, nelle giornate ventose, quando non poteva essere steso il velario, le signore romane assistevano agli spettacoli proteggendosi dai raggi usando ombrelli di seta, decorati con perle e conchiglie.

L’ombrello da cerimonia si affermò nei secoli successivi, già nel XII secolo l’Imperatore della Cina annoverava tra le sue insegne proprio un ombrello da cerimonia.

Nel 1176 il Doge di Venezia chiese al Papa il permesso per essere, durante le cerimonie, protetto da un ombrello in broccato e tessuto con fili d’oro, come manifestazione di potenza e nobiltà.

Fu grazie a Caterina de’ Medici, nel Cinquecento, che ci fu l’arrivo in Francia del parasole, cui giunse nel secolo successivo in Inghilterra, dove iniziò a essere usato per ripararsi dalla pioggia.

Con questa funzione, verso la fine del Settecento, il parapioggia in Francia divenne un oggetto di uso comune.

Nell’Ottocento fino ai primi anni del Novecento il parasole, ora parapioggia, raggiunse di nuovo l’Italia, patria della moda, e venne arricchito con colori e di disegni, specie se era portato dalle donne.

Oggi le graziose fanciulle con parasole sono quelle delle stampe giapponesi, dove le donne con il loro ombrellino, scelto con cura a sottolineare l’eleganza dell’abito, passeggiano nei giardini di Kyoto, poiché la bellezza del loro incarnato non poteva essere vanificata dai raggi del sole, e l’abbronzatura doveva essere lasciata alle contadine.

Il Museo dell’Ombrello e del Parasole di Gignese oggi è il testimone di questa storia particolare.