palio di san pietro abbiategrasso 3

Domenica 10 ottobre ad Abbiategrasso torna il 42° Palio di San Pietro, e per quest’occasione, alle 9,30 la Santa Messa sarà celebrata, come la Benedizione del Cavallo, del Fantino e del Capitano all’Oratorio San Giovanni Bosco. 

Nel pomeriggio alle 16,30, presso lì polo fieristico di via Ticino, ci sarà il Palio, che consiste in una corsa libera con fantini, provenienti da Siena, Asti, Legnano e ingaggiati da ciascuna Contrada, che cavalcano rigorosamente a pelo, come da tradizione, in una corsa lunga e tiratissima per cinque giri della pista.

La posizione di partenza è scelta con sorteggio pubblico sul campo, mentre il mossiere è il responsabile della validità della mossa, regolata mediante l’abbassamento del canape.

Alla Contrada vincitrice del Palio viene consegnato il Cencio, un drappo dipinto da un pittore abbiatense con un tema diverso ogni anno, scelto tramite un concorso.

Le Contrade che prendono parte al Palio sono Gallo, Legnano, Nuova Primavera Cervia, Piattina e San Rocco, mentre dagli anni Novanta è scomparsa la contrada dell’Annunciata e negli ultimi anni la contrada più recente, Sforza.

Ogni contrada del Palio ha una sua storia, legata alle vicende del Milanese, dai Galli fino ai nostri giorni.

La Contrada più vecchia del Palio è quella del Gallo, con il suo cuore in Corso San Pietro e la chiesa omonima, che fu la prima parrocchia di Abbiategrasso fino al XVI secolo.

Durante le invasioni barbariche, quando il cristianesimo cadde in crisi, i cittadini di Milano si trasferirono prima a Corbetta e poi ad Abbiategrasso, dove fu eretta la Chiesa di San Pietro.

Nel 1340 gli abitanti di Abbiategrasso chiesero al Vicario Capitolare di Milano che venissero nominati due parroci con gli stessi diritti nella Parrocchia, di cui uno doveva risiedere nella chiesa di San Pietro e l’altro nella chiesa di Santa Maria Vecchia.

Verso la fine dei XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo, la chiesa di San Pietro fu ricostruita grazie all’architetto Francesco Croce che progettò un fastoso edificio in stile Barocco settecentesco a croce greca con cupola centrale.

L’altare maggiore con marmi pregiati e dominato da un tempietto a colonne venne disegnato dal celebre architetto Luigi Cagnola nel 1805.

La storia della contrada Legnano risale agli anni della lotta fra Federico Barbarossa e i comuni lombardi, sfociata nella battaglia di Legnano.

E durante questi scontri, per volere dell’imperatore, Milano, nel marzo del 1162, fu rasa al suolo dai comuni fedeli all’imperatore.

Quelli di Lodi ebbero il compito di distruggere Porta Orientale, ai Cremonesi Porta Romana, i Pavesi Porta Ticinese, la Comasina Porta Vercelli e Porta nuova, mentre i Comaschi e Novaresi distrussero il Seprio e la Martesana.

Barbarossa però sapeva che la vendetta ardeva sotto le ceneri della città, infatti, con l’aiuto dell’arcivescovo Galdino della Scala i milanesi lavorarono duramente affinché Milano ritornasse a essere una vera città.

Tutto questo portò al giuramento di Pontida, avvenuto il 7 aprile 1167 e alla nascita della Lega Lombarda.

Nella battaglia di Legnano la Lega ebbe la meglio sugli alleati del Barbarossa, che per salvarsi fuggirono a Como, Abbiategrasso, Vigevano e Pavia, che contribuirono ad accelerare la fuga.

La Nuova Primavera Cervia ha le sue origini in quella zona che, presso il Naviglio, conduce al porto usato un tempo per gli scali di vari prodotti sotto i Visconti e gli Sforza.

Un documento del 1214, conservato nell’archivio storico di Abbiategrasso, cita un appezzamento dì terreno chiamato Prato romanedo, da cui si è dedotto che le tre strade discendenti verso il Ticino, di cui nei documenti sono nominate la mediana e la Strada Quintana, conservano in alcuni tratti la struttura degli accampamenti romani.

La strada Quintana portava al Porto fluviale del Falcone, ora Cà di Biss, che riforniva la zona di mercanzie varie.

Infatti, quando all’inizio dell’estate 1424 si verificarono a Milano alcuni casi di peste e Filippo Maria Visconti arrivo ad Abbiategrasso e si chiuse nel Castello, ordinò che le mercanzie circolassero liberamente tranne che ad Abbiategrasso, Cusago, Monza, Pavia, Novara, Galliate e Vigevano.

Il Porto Falcone venne chiuso poiché come zona portuale richiamava molte persone facilitando il contagio.

La scoperta di una vera e propria necropoli nella cascina Pestegalla, vicino ad Albairate e alla Contrada Piattina, negli anni Cinquanta ha condotto a 270 tombe di cremati, tutti abitanti del territorio abbiatense, discendenti romanizzati dell’antica comunità Gallica dediti all’agricoltura, come ricordano le loro abitazioni in muratura e i grossi mattoni trovati nelle tombe assieme a ciotole, coppe, coltelli che facevano parte delle suppellettili casalinghe.

Oggi nella Contrada Piattina ci sono vie che ricordano personalità illustri di Abbiategrasso, come via Emilio Galli, via Enrico dell’Acqua, pioniere dell’industria e dell’esportazione italiana all’estero, Via Piero Parodi, il più importante e unico autore abbiatense che raccontò la storia di Abbiategrasso e dei paesi della zona, oltre a Don Ottavio Paronzini, parroco di San Pietro dal 1889 al 1942.

Detto da Monsignor Balconi “Giovane, robusta, con gambe buone, pronta a correre di giorno e di notte” Don Ottavio Paronzini prese il posto del parroco Trezzi, morto nel 1888 ed era soprannominato ricordano Al Curatin perché faceva tanto bene alle anime e anche ai corpi.

La Contrada San Rocco prende il nome dalla chiesetta dedicata al santo patrono degli appestati, che si trova al suo interno.

All’inizio la chiesa era detta La Riva, come riferimento alla ripa del Naviglio che provenendo da Turbigo, all’altezza di Castelletto fa una virata verso est, lasciando però scorrere le acque verso ovest, formando un porticciolo usato per il servizio dei barconi.

La chiesa venne costruita come parte di un voto fatto dalla popolazione abbiatense per mettersi sotto la protezione di San Rocco durante la peste del 1630.

Di notevole nella chiesa sono l’altare in legno, con una tela raffigurante la crocifissione e santi e presso il punto centrale della volta un originale affresco rappresentante il Padre eterno impegnato nella creazione del mondo.

Notevoli sono anche alcuni reliquiari antichi, un busto in terracotta di San Carlo, la Via Crucis del 1811, adesso visibile nella chiesa del Sacro Cuore, e l’organo a canne del 1893.

La manifestazione si svolgerà secondo le norme dettate dall’emergenza sanitaria e l’accesso alla pista sarà consentito solo ai possessori del Green Pass.