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Nato dalla fantasia di Francesco Gabrielli, attore e musicista vissuto tra il 1611 e il 1650, Scapino è uno dei più celebri servi della Commedia dell’Arte, sempre dinamico, scaltro e imbroglione, che ama raggirare i forestieri per denaro e divertimento.

Il suo nome deriva da scappare ed è noto anche per le sue virtù musicali e canore, infatti appare sempre con la chitarra in mano.

Questa caratteristica dovrebbe derivare dal fatto che Gabrielli era non solo un grande attore, ma un anche eccellente cantore, compositore e inventore di strumenti.

Il costume abbandonò nel tempo la primitiva foggia, con un ampio abito bianco di taglio grossolano, con maschera, cappello a punta piumato, barbetta e spadino di legno, per assumere le caratteristiche di Brighella, con variazioni nel colore degli alamari e delle guarnizioni presenti sul vestito bianco, quindi la maschera fu sostituita dall’infarinatura del viso.

Il successo di questa maschera è dovuto a Moliére, il grande drammaturgo francese, che gli dedicò la commedia Le furberie di Scapino (1671).

La storia si svolge a Napoli dove, approfittando dell’assenza di suo padre Argante, il giovane Ottavio ha sposato Giacinta, una ragazza bellissima ma povera, mentre il suo amico fraterno Leandro si è innamorato di Zerbinetta, una zingarella.

Ma Argante ritorna inaspettatamente, con l’intenzione di maritare Ottavio con la figlia che Geronte, padre di Leandro, ha avuto con una nobildonna di Taranto, e Leandro sa che suo padre non acconsentirà mai al matrimonio con Zerbinetta.

I due amici si rivolgono così a Scapino, servitore di entrambe le famiglie, che cercherà di sistemare le cose.

Venuto a sapere del matrimonio di Ottavio, Argante s’infuria con Scapino, ma questi gli racconta che Giacinta è nobile e che Ottavio non intendeva disobbedirgli ma i parenti della ragazza, che lo avevano sorpreso in sua compagnia, lo avevano costretto a sposarla.

Nel frattempo la carovana di Zerbinetta sta per partire, e Scapino racconta a Geronte che suo figlio è stato rapito dai saraceni, che lo venderanno come schiavo se lui non pagherà il riscatto di cinquecento scudi.

A questo punto Scapino racconta ad Argante che il fratello di Giacinta ha saputo che aveva tentato di mandare all’aria il matrimonio con sua sorella facendo sposare a Ottavio la figlia di Geronte, e bastonarlo, fingendo di essere il fratello di Giacinta.

Mentre torna a casa, Geronte incontra Zerbinetta che, felice per essere stata salvata, gli svela l’inganno orchestrato da Scapino per carpirgli i soldi.

Geronte, furioso, minaccia di diseredare Leandro e chiede ad Argante che il matrimonio tra Ottavio e Giacinta sia annullato e che il ragazzo sposi, come previsto, sua figlia.

Tutto sembra perduto, quando una balia rivela che in realtà la figlia di Geronte è Giacinta.

Il matrimonio tra Ottavio e Giacinta viene celebrato, ma Geronte non vuole che Leandro sposi Zerbinetta.

 Durante la cerimonia, però, Argante nota che la zingarella porta un braccialetto con lo stemma della sua famiglia e comprende che la ragazza è in realtà sua figlia, rapita dagli zingari quando era molto piccola.

A questo punto Geronte è ben felice di maritare suo figlio con la figlia di Argante, ma i due vecchi sono furiosi con Scapino, che rientra in scena gravemente ferito a causa di una brutta caduta; prossimo alla morte.

Il servo chiede come ultimo desiderio il perdono da parte dei suoi padroni, che glielo accordano, ma Scapino rivela di essersi finto moribondo solo per ottenere il perdono.