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A rendere uniche le case del Giappone ci sono la semplicità delle linee, la flessibilità degli spazi e il rispetto per la natura, utili per la creazione di spazi dedicati alla meditazione e la pace dell’animo.

Le case tradizionali giapponesi sono scandite da una sequenza di spazi fortemente simbolici, pensati in modo che le loro dimensioni siano multipli e sottomultipli di un modulo di base.

Il modulo per eccellenza è il tatami, una stuoia di paglia sottile bordata con stoffa scura, dalla misura di un metro per due, che richiama le dimensioni di un uomo sdraiato, così è realizzato il pavimento di tutte le stanze.

Prima dell’ingresso c’è uno spazio anticamera, dove il pavimento è diverso sia da quello della strada sia da quello della casa, poiché segna il passaggio tra i due, segue il genkan, il luogo in cui ci si deve togliersi le scarpe e indossare le pantofole, fornite dai padroni di casa, per poter accedere alla casa vera e propria.

Il pavimento nel genkan è in pietra grigia naturale, le pantofole si trovano su un gradino in legno e, sopraelevato, si nota l’inizio della casa.

Già da questo primo ambiente è visibile una delle caratteristiche della casa giapponese, le porte scorrevoli in legno, che contornano l’ingresso, chiamate shoji, con un telaio in legno e pannelli in carta di riso.

Dall’ingresso si entra nella stanza tradizionale giapponese, la washitsu, con i tatami, i fusuma e gli engawa.

Lungo le pareti ci sono armadi a muro, dove vengono riposti i vari oggetti, compreso il futon, per essere usato al momento del bisogno.

L’irori è il cuore della casa, ed è il focolare per riscaldare la casa e cucinare, mentre un altro luogo molto importante è il tokonoma, una nicchia in una stanza senza nessun arredo, con pavimento sopraelevato, costruita con materiali della vecchia casa, dove si appende uno scritto calligrafo o una stampa giapponese, unico quadro della casa, oltre a un pilastro ligneo in cui vengono posizionati fiori.

Intorno agli ambienti è posizionato l’engawa, un corridoio coperto da un tetto spiovente, detto yane, sotto cui si può passeggiare d’estate, con cui si ha accesso al giardino esterno, dove sono riprodotte piccole colline (tsukiyama), quelli senza arbusti, ma solo con ghiaia e sassi (kare sansui) e, infine, i giardini da tè (chaniwa).

La sala da tè ha un ruolo fondamentale, in quanto qui si serve con un cerimoniale antico e preciso il tè, è un piccolo spazio all’interno del giardino, ricco di segni particolari che accompagnano l’esperienza della degustazione.

Le case giapponesi sono fatte di materiali  naturali, come il legno, la pietra, la paglia, il bambù, la corteccia, oltre alle composizioni floreali, gli ikebana, i soli elementi decorativi ammessi in questi ambienti, combinazione di rami lunghi, che rappresentano il cielo, i rami di lunghezza media per l’uomo, e i rami corti per la terra.

In inverno, quando fa più freddo, le pareti mobili permettono di rimpiccolire gli spazi e basta un piccolo braciere per riscaldare il tutto, mentre le finestre sono protette da un’eccessiva insolazione grazie alla forte sporgenza del tetto.