A Borgolavezzaro, in provincia di Novara, l’Associazione Giovani organizzerà la Sagra del Gorgonzola il 24 e 25 agosto, ricca di piatti come ravioli, gnocchi e penne al gorgonzola, polenta e zola, filetto di maiale al gorgonzola, salamella e lonza, patatine fritte e zola, pere, miele e gorgonzola.

Inoltre sabato 24 agosto ci sarà musica dal vivo con Angela Band degli anni Settanta – Ottanta e domenica ancora musica con Daniela Band.

Il nome di Borgolavezzaro deriva della parola borgo e dal determinativo Lavezzaro, di cui non è stata trovata la documentazione medievale, anche se gli studiosi lo vedono come fabbricante di laveggi, collegandolo a lapidem attraverso il suffisso –arius.

Recenti reperti archeologici venuti alla luce in seguito a scavi sul territorio hanno dimostrato l’esistenza d’insediamenti preromani e romani, ma la fondazione del borgo risale al XII secolo e le sue vicende sono legate al comune di Novara i cui abitanti, come le città lombarde, ricorsero alla costruzione di borghi fortificati o borghi franchi per attirarvi i contadini delle zone, sottoposti all’autorità dei signori feudali.

Nei due secoli successivi il borgo finì sotto il dominio dei Visconti poi del marchese del Monferrato Giovanni II Paleologo e, infine, degli Sforza e nel 1449 il duca di Milano la diede in feudo ai fratelli Tommaso e Giovanni Caccia, ai quali rimase fino al 1563.

Durante la guerra tra Francesco ICarlo V Borgolavezzaro fu incendiato dai francesi, poi nel 1624 Filippo IV di Spagna la infeudò al milanese Alfonso Casati, alla cui famiglia rimase fino al 1775 sotto i Savoia prima e i Tornielli dopo.

Nel paese è da vedere la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo e Gaudenzio, progettata nel 1858 dall’architetto Alessandro Antonelli e terminata nel 1862, collocata nella piazza al centro del borgo.

In stile neoclassico, ha una sola navata è ha un pronao con quattro colonne in granito e capitelli corinzi che sostengono un architrave con timpano, mentre il campanile è antecedente e risale al Seicento.

C’è anche la Chiesa di San Rocco di epoca barocca, affiancata da un campanile ottocentesco interamente costruito in mattoni a vista, e quella di Santa Maria, su un dosso nei pressi del cimitero, con un pregevole affresco raffigurante la Vergine con Bambino e un crocefisso del Quattrocento.

Tra i palazzi sono imperdibili Palazzo Longoni, una residenza nobiliare settecentesca, oggi sede delle scuole elementari e la Cascina Caccia, complesso rurale a corte quadrata, costruito nel Cinquecento per volere della nobile famiglia novarese dei Caccia.

Fuori il borgo ci sono il Campo della Ghina che raccoglie, su una superficie di circa due ettari, una serie di piccoli habitat dell’antica pianura padana, l’Agogna Morta, un’oasi di tutela dell’ultima grande lanca piemontese del torrente Agogna e il Campo della Sciurä.