Le feste celtiche, che erano delle religioni pagane legate alla madre terra e ai fenomeni della natura, avevano profonde connessioni alle fasi lunari o alle fasi solari. 

La festa di Yule o del solstizio d’inverno è una delle quattro feste solari, assieme a Oestara, dell’equinozio di primavera, Lithà del solstizio d’estate e Mabon dell’equinozio di autunno.

Nonostante sia convenzionalmente legata al 21 dicembre, la festa di Yule si svolgeva tra il 19 dicembre e il 23 dicembre, per simboleggiare il passaggio dalle tenebre alla luce.

Infatti, dopo il solstizio d’inverno, le giornate si allungano portando verso il risveglio della natura. Erano tanti i popoli che celebravano questa festa, ognuno legato al proprio Dio e a delle date ben precise.

I celti vi vedevano il Re Oscuro, o vecchio sole morente, che si trasformava nel Sole Bambino, tramite la rinascita dalla Dea, la Madre Terra, mentre gli antichi greci rendevano omaggio al Dio Kronos per assisterlo nella battaglia contro Zeus e i titani.

Nel Neopaganesimo si festeggia la morte di Re Agrifoglio, simbolo dell’anno vecchio e del sole in declino, per mano del Re Quercia, che gli succederà come anno nuovo e sole in rinascita, poi i Romani: festeggiavano Saturno con i Saturnalia, che iniziavano il 15 dicembre e finivano il 1 gennaio.

Infine i sassoni celebravano Modranect il 24 e 25 dicembre, nella notte della Dea Madre e la nascita del sole.

Molti sono i simboli legati a questa festa celtica, che legano Yule al Natale.

Il più noto è il vischio, pianta simbolo della vita, considerata sacra soprattutto per i Druidi, in quanto figlia del fulmine, spesso unita alla quercia, simbolo dell’eternità, per formare una ruota della rinascita.

Oggi il vischio rientra nelle tradizioni natalizie, così baciarsi sotto il vischio è un rito propiziatorio.

L’albero solstiziale invece era un albero decorato con tante rappresentazioni del sole e del Dio della Luce e con dei campanelli, portato in casa per dare riparo agli spiriti del bosco, mentre il ramo dei desideri era un albero dipinto di vernice color oro e addobbato con nastrini di colore rosso.

Il 21 dicembre si accendeva il ceppo del Solstizio e si bruciava il ramo dei desideri, per far salire il fumo in alto fino alle entità celesti, che nella loro bontà potrebbero esaudire i loro sogni.

Il ceppo di Yule era semplicemente un ceppo di quercia acceso e spento per 12 giorni, dal più giovane o dal più vecchio e le sue ceneri, se sparse, sono a protezione degli eventi negativi, mentre l’agrifoglio, con le sue ghirlande, simboleggia la ruota dell’anno.

Gli ometti di marzapane che si appendono agli alberi erano la trasposizione delle impiccagioni che erano fatte in questo periodo per chiedere aiuto a Wodan, dio della vittoria, per attraversare il freddo inverno.

Il solstizio d’inverno era una festa molto sentita e ci sono dei luoghi nel mondo dove celebrare la festa in modo particolarmente suggestivo.

Uno di questi è Newgrange, nella contea di Meath, dove il giorno di Yule il sole si allinea in un modo particolare da illuminare la camera interna, correndo lungo il corridoio da 5.000 anni, mentre a Stonehenge il 21 dicembre si raggruppano druidi moderni e orde di turisti per ammirare l’allineamento del sole con la porta principale del sito nel momento dell’alba.