Le Olimpiadi nell’antica Grecia furono celebrate ogni quattro anni nel santuario di Zeus a Olimpia nell’Elide, regione del Peloponneso orientale.

Secondo la tradizione, la prima Olimpiade fu indetta nel 776 a.C., anno che per i Greci era l’inizio di uno dei loro sistemi di datazione, come i giochi funebri in onore di Pelope, l’eroe leggendario che diede il nome al Peloponneso dove era sepolto.

Il mito narra che Enomao, antico re dell’Elide, non voleva dare in sposa a nessuno la figlia Ippodamia, perché un oracolo disse che il futuro genero l’avrebbe ucciso.

Enomao allora sfidò i pretendenti di Ippodamia in una corsa di carri, sapendo che comunque avrebbe vinto poiché i suoi cavalli, doni di Ares, erano divini.

Già dodici pretendenti morirono, quando arrivò Pelope, che si fece donare dai cavalli da Poseidone e corruppe l’auriga di Enomao, Mirtilo, che alterò i mozzi delle ruote del cocchio del suo padrone, provocandone la morte durante la gara.

In occasione delle Olimpiadi era sancita una tregua sacra fra le città in conflitto, che permetteva ad atleti e spettatori di recarsi sul luogo della gara per un regolare svolgimento di competizioni e feste.

Le Olimpiadi comprendevano tredici specialità sportive, dieci per adulti e tre riservate ai ragazzi tra i 12 e i 18 anni.

Il primo giorno era dedicato alla cerimonia di apertura, con riti in onore di Zeus e l’ultimo giorno a quello di chiusura, con la premiazione dei vincitori, incoronati con la corona d’ulivo, e un gran banchetto.

I cinque giorni centrali erano riservati alle gare, che erano la corsa dei carri, dei cavalli, montati dai fantini, poi le cinque specialità del péntathlon, lancio del disco, salto in lungo, lancio del giavellotto, corsa dei 200 metri e lotta, quindi le gare di corsa, poi lotta, pugilato e infine il pancrazio, nel quale era permesso tutto tra calci, pugni, torsioni delle membra, colpi bassi, fino a quando uno dei due contendenti non era più in grado di continuare o alzava le braccia, dichiarandosi sconfitto.

C’erano anche gare riservate ai giovani e non mancava una corsa in onore di Era, cui partecipavano solo giovani nubili.

All’arrivo dei romani in Grecia i giochi persero importanza e successivamente con il diffondersi del cristianesimo finirono per essere considerate feste pagane.

Infine nel 393, quando accadde la strage di Tessalonica nello stadio in cui si svolgevano le gare, l’imperatore Teodosio I, persuaso dal vescovo di Milano Ambrogio, li vietò, ponendo fine a una storia durata più di 1000 anni.

Almeno fino al 1896….