La storia di Abelardo ed Eloisa è passionale ed eccezionale per la sensibilità dei protagonisti, specialmente per Eloisa.
Nella Francia del XII secolo Abelardo era un insegnante universitario, un filosofo, un logico e un teologo, considerato il primo grande intellettuale moderno per la consapevolezza che aveva del suo ruolo e della sua posizione.
Abelardo si spostò da una scuola all’altra e soggiornò a Melun, a Corbeil e a Parigi, dove, nel 1117, ormai quarantenne, conobbe Eloisa allora sedicenne.
L’incontro avvenne grazie allo zio materno di Eloisa, l’ecclesiastico Fulberto, che assunse Abelardo, noto come straordinario insegnante, come precettore della nipote, che aveva un’intelligenza fuori dal comune.
I due non dedicarono molto tempo ed energie allo studio e Abelardo ricorderà quel periodo dicendo che tra di loro c’erano più baci che parole, che le sue mani toccavano Eloisa e non le pagine dei libri in una passione incontenibile, destinata a durare poco.
Un anno dopo lo zio Fulberto seppe della relazione dalla quale era nato un bambino, Astrolabio, cosi Abelardo ricevette la visita di alcuni sicari, che lo sorpreso nel sonno e, come punizione, lo evirarono.
Distrutto, il filosofo fu costretto a ritirarsi in un monastero, a Saint Denis, e così fece anche Eloisa che si recò nel monastero di Argenteuil.
Anni dopo la separazione, Eloisa ed Abelardo iniziarono un carteggio di cui sono rimaste le copie di otto lettere, scritte in latino, precedute da una lettera di Abelardo, chiamata Storia delle mie disgrazie, il cui destinatario è un amico anonimo.
I due ex-amanti in queste lettere rievocano vari episodi della loro storia d’amore e cercano di offrirsi consolazione l’un l’altro, ma in modi diversi, dato che Abelardo trova conforto in Dio, mentre Eloisa, nonostante sia diventata una badessa, non può fare a meno di rimpiangere la sua condizione precedente di amante, e di crucciarsi per il loro destino.