A livello nazionale l’industria manifatturiera arranca un po’, ma c’è un’eccezione: Varese, oggi al tredicesimo posto in Italia fra le aree territoriali italiane che esportano di più. E per il territorio varesino non si tratta certo di un’eccezione, ma una conferma per una zona che da sempre è in cima alle classifiche di produzione, innovazione ed esportazione.

Questa volta a certificare gli ultimi dati è uno studio della Camera di commercio di Milano, con una mappa della situazione delle esportazioni in Italia e uno sguardo approfondito sulle province lombarde, a confermare la notizia.

“Il settore manifatturiero si conferma un traino per l’export nazionale e per quello lombardo” spiega Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia, che ha condotto l’analisi “In Lombardia, infatti, nei primi nove mesi del 2019, l’export ha superato i 91 miliardi di euro, rappresentando il 27% del totale italiano”, con Varese che vale almeno del 7,5% del totale lombardo.

Macchinari, che raggiungono quasi i 17 miliardi (19,5% del totale, che sale oltre il 23% nel “segmento” dell’export varesino), metalli (14,5 miliardi, pari al 15,8% lombardo contro il 9,4% varesino), la moda (10,4 miliardi, 11,4%) e i prodotti chimici (10 miliardi, 11,1%, vale a dire quasi la stessa percentuale del Varesotto) sono i prodotti lombardi più esportati. Varese ha nel suo territorio infatti una lunga storia di tessile-abbigliamento, tra più apprezzati e ricercati al mondo e diverse importati industrie chimico-farmaceutiche, molto avanzante non solo per la produzione dei vari prodotti ma anche nella ricerca.

Sempre più richiesti gli alimentari lombardi sono negli Stati Uniti (+18,8%) e in Canada (+14%), mentre il tessile guadagna commesse in Austria (+66,5%), il legno in Algeria (+239,9%), i prodotti chimici in Svizzera (+12,1%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%), i farmaceutici in Canada (+107,5%), i petroliferi raffinati in Slovacchia e Bosnia-Erzegovina, la gomma nella Repubblica Ceca (+8,3%), i metalli in India (+63,3%) e Russia (+22,8%).

Inoltre i lombardi, strano a dirsi, ma vendono computer in Corea del Sud (+22,9%), apparecchi elettrici in Norvegia (+149%), macchinari in Corea del Sud (+30,9%) e Messico (+14,1%), mezzi di trasporto in Portogallo (+63,1%) mentre i mobili raggiungono Corea del Sud (+22,8%), i gioielli gli Emirati Arabi Uniti (+123,1%) e il Messico (+63,5%) e su cifre minori gli strumenti musicali vanno in Indonesia, i giocattoli in Croazia e gli articoli sportivi alle Mauritius, dove i villaggi vacanze la fanno da padrone.

Così la globalizzazione, con la qualità dei prodotti proposti e venduti, può essere un volano per l’economia lombarda e varesina, come durante la crisi del 2008, quando le aziende che si salvarono, furono quelle con una forte vocazione all’internazionalizzazione.