Susan Sontag, intellettuale e scrittrice statunitense, per tutta la vita si batté sempre dalla parte dei più deboli, con romanzi e saggi di grande successo.

Nata a New York nel 1933, la Sontag a cinque anni perse il padre e, quando la madre si risposò, venne adottata dal patrigno, Nathan Sontag, da cui prese il cognome, poi si diplomò a quindici anni e in seguito si laureò in Filosofia alla Berkeley University.

Appena diciassettenne, Susan si sposò con il suo professore di sociologia, Philip Rieff, da cui, a diciannove anni, ebbe il figlio David Rieff.

Nel 1958 divorziò dal marito, tornando a vivere a New York con il piccolo David, poi terminò i suoi studi a Harvard, specializzandosi in letteratura inglese, e, nel corso degli anni Cinquanta, frequentò le università di Oxford e di Parigi, prese coscienza della sua omosessualità e su ciò sviluppò diverse riflessioni.

La produzione letteraria e saggistica di Sontag è sterminata, oltre alle sue collaborazioni per riviste come il New Yorker e il Partisan Review fu docente in diverse università statunitensi, scrisse instancabilmente sugli argomenti più vari: dal cinema alla fotografia, dalla letteratura alla condizione femminile, dalla politica, alla guerra, al concetto del dolore e della malattia nella società con Malattia come metafora: aids e cancro, pubblicato per la prima volta nel 1988, dopo essere stata dichiara guarita dal cancro.

Nel romanzo e il racconto la Sontag fece il suo debutto con Il benefattore (1963) ambientato in Francia nel periodo fra le due guerre, il cui progatonista, Hippolyte, narra in prima persona l’esperimento di vivere i suoi propri sogni adeguando a questi la realtà.

Già in quest’opera la Sontag iniziò a rappresentare la comunicazione del silenzio che si ritroverà nel secondo romanzo Il kit della morte (1967) con il protagonista, Dalton Harron, che ha l’impressione di vivere nella sua testa.

Simbolo del dibattito culturale del suo tempo, la scrittrice unì cultura alta e popolare con L’amante del vulcano (1992) sul triangolo tra William Hamilton, sua moglie Emma e lord Nelson sullo scenario di una Napoli borbonica presa nelle spire dell’insurrezione repubblicana.

La Sontag si distinse anche per l’impegno politico e sociale contro ogni forma di guerra e di violenza, infatti tra il 1987 e il 1989 si batté per il diritto alla libertà di parola in veste di presidente della sezione statunitense della PEN International Association, un’organizzazione che si occupa di rappresentare e difendere intellettuali e scrittori perseguitati per le proprie parole, oltre  a dare un supporto sostanziale allo scrittore iraniano Salman Rushdie, incriminato per blasfemia dall’Ayatollah Khomeini che nel 1989 l’aveva condannato a morte in seguito alla pubblicazione dei Versetti Satanici.

All’inizio del 2004 la Sontag scoprì di avere la leucemia e morì il 28 dicembre, con al suo fianco il figlio David e la sua compagna di vita, la fotografa Annie Leibovitz.