Ormai ben oltre un secolo fa, nasceva il primo “Campionissimo” del ciclismo, Costante Girardengo.

Il soprannome di “Campionissimo” glielo aveva dato nel 1919 Emilio Colombo del Corriere della Sera, definendolo: “Il più talentuoso ciclista che il suolo italico ha mai visto pedalare”.  “Non lo si vedeva mai arrivare. Appariva di colpo”, così lo descrisse Mario Soldati. Il suo primo soprannome fu però “Omin”, per via del suo fisico minuto. Campione delle strade impolverate, delle prime imprese epiche sulla bicicletta, che andavano a riempire i giornali del tempo, ben prima del calcio. Fortissimo in pianura e in volata, non eccelso in salita, ma sapeva comunque difendersi.

Girardengo che poi influenzerà quello che per tutti è “Il Campionissimo” per eccellenza del pedale, Fausto Coppi. Costante e Fausto, due nomi ormai desueti, uniti da tantissimi piccoli fili, un legame lungo e profondo a partire dalle stesse radici, si ritroveranno più avanti nella carriera sportiva. Anche con la complicità di Biagio Cavanna, storico scopritore e massaggiatore di Coppi.

Costantino, dette Costante Girardengo era nato il 18 marzo 1893 a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, in una cascina, dove i genitori facevano i contadini. Quarto di sette figli, andò a scuola fino alla sesta elementare. Radici simili a quelle di Coppi che nacque a Castellania (dal 2019 Castellania Coppi), sulle colline tortonesi, da una famiglia contadina e che ogni giorno compiva i 20 km di distanza con Novi Ligure in bicicletta, nel suo periodo da garzone per fare le consegne; strade nervose, ricche di saliscendi su cui entrambi affinarono le loro doti.

Giardengo poco più che bambino, comprò a rate, per 160 lire, una vecchia bicicletta, per andare a lavorare. Spingendo quei pedali su biciclette pesanti e senza cambio, sbocciò subito la passione che lo portò presto a partecipare alle prime gare. Non solo quelle tra ciclisti, nel 1908 vinse un confronto con il marciatore Dorando Pietri, sfortunato protagonista delle Olimpiadi di Londra.

Divenne professionista a soli diciannove anni nel 1912. Già in quella stagione ottenne un nono posto al Giro di Lombardia. Nella successiva conquistò il primo dei suoi nove titoli italiani su strada. Vinse anche una tappa del Giro d’Italia, che concluse poi al sesto posto. Ottenne inoltre la vittoria nella Roma-Napoli-Roma e nella Gran Fondo-La Seicento.

Nel 1915 a ventidue anni, Girardengo arrivò primo alla Milano – Sanremo, da sempre una delle più importanti corse del ciclismo, ma venne squalificato perché a Imperia sbagliò strada. Scoppiò la Grande Guerra, ma non partì per il fronte, perché lavorava in fabbrica, guerra che comunque gli levò alcuni degli anni migliori della sua carriera.

Nel 1918 vinse la sua prima Milano – Sanremo, al termine di un’epica fuga solitaria di 200 chilometri, sotto la pioggia, fuggendo proprio nei pressi di Novi Ligure. Arrivò primo con tredici minuti di vantaggio sul secondo, Tano Belloni. La Sanremo è la gara cui ha legato maggiormente il suo nome, in epiche battaglie con l’altro piemontese Brunero. La vinse ben sei volte e in tutti i modi, in allungo, sprint e nel 1928 a trentacinque anni vinse in recupero su Binda, campione del Mondo, exploit superato solo da Eddy Merckx.  Nell’autunno del 1918, venne colpito gravemente dall’influenza spagnola, che in quegli anni uccise milioni di persone. La sua vita s’incrociò qua ancora con quella di Coppi, per un gioco del destino. Lui sopravvisse alla spagnola, Coppi si spense invece per la malaria, non diagnosticata.

Il 1919, poco dopo essere guarito, visse l’anno migliore della sua carriera, vinse il Giro d’Italia, vincendo sette tappe su dieci. Primo con 42 minuti di vantaggio sul Belloni. Fece sua anche la Milano – Torino, il Giro dell’Emilia, quello del Piemonte e il Lombardia, oltre che il classico titolo di campione d’Italia su strada.

Nel 1927 si giocò fino all’ultimo con Binda la prima edizione nella storia dei Campionati del Mondo, sul circuito del Nürburgring, in Germania. Duellarono a lungo sotto una tempesta di acqua e vento ma fu Binda a spuntarla.

La carriere di Girardengo, durò oltre vent’anni, scontrandosi con i grandi del tempo Ganna, Binda, Belloni e Brunero.

Ha vinto due volte il Giro d’Italia 1919 e 1923), sei volte la Milano-Sanremo (1918, 1921, 1923, 1925, 1926 e 1928), 30 tappe, compresa, nel 1914, la Lucca-Roma, 430 chilometri, la più lunga della storia. Nel primo Giro d’Italia del dopoguerra entrò primo e vincitore a Trento e Trieste, le due città redente. Tre volte il Giro di Lombardia e tre volte il Giro del Piemonte, suo anche il record di vittorie nei campionati italiani su strada con nove successi totali.

Ritiratosi nel 1936, a 43 anni, divenne produttore di biciclette e sponsor di una squadra. CT della nazionale sul finire degli anni ’30, quando, sotto la sua guida, Gino Bartali vinse il suo primo Tour de France. Rincrociando anche Coppi del quale fu allenatore.  Girardengo si spense il 9 febbraio 1978, riposa a Cassano Spinola.

La sua fama e la sua storia, è stata riportata in auge da una canzone di Francesco De Gregori, “Il bandito e il campione” del 1993, in cui si ripercorre in maniera romanzata la sua “amicizia” con il bandito Sante Pollastri, anch’esso di Novi Ligure. Sull’onda di quel successo venne poi prodotta nel 2010 una miniserie televisiva Rai, con Beppe Fiorello nel ruolo di Pollastri.