Il 19 marzo di 30 anni fa, veniva pubblicato Violator, il settimo album in studio dei Depeche Mode.

Un disco, trascinato nei mesi precedenti da due singoli che diventarono subito hit mondiali, come Personal Jesus pubblicato sei mesi prima ed Enjoy the Silence, che anticipò l’album di una trentina di giorni.

Brani che rischiavano di fagocitare tutto il resto del lavoro, in realtà lo hanno trascinato e ne hanno amplificato il successo. Contribuendo a proiettare definitivamente il gruppo al grado di star mondiale, grazie sia ai due singoli, ma anche a tutto il lavoro complessivo della band e dello staff
Considerato uno dei dischi tra i più belli ed influenti degli anni 80/90, è un album che ancora oggi non suona datato, anzi è attualissimo. Ha venduto oltre 15 milioni di copie di cui quasi 4 milioni solo negli Stati Uniti, diventando il più venduto nella della band. Negli U.S.A. l’album entra quasi subito nella Top 100 di Billboard quasi per rimanerci per ben 64 settimane consecutive.
Per la sua importanza Violator appare in molte classifiche stilate da diversi giornali musicali di tutto il mondo. La rivista Rolling Stone, lo pone al 342° posto nella sua speciale classifica dei migliori 500 album di sempre.
Un disco che sapientemente mescola il lavoro di Martin Gore, di Alan Wilder con il contributo di Mark Ellis, in fase di produzione. I testi profondi del primo, si fondono alla perfezione con le sonorità elettriche del secondo. Le chitarre per la prima volta diventano parte fondamentale del sound della band, con il basso in evidenza, consegnando toni passionali e romantici anche nei passaggi più rock e decisi. La voce sempre più matura e convinta di Dave Gahan, cucirà poi il tutto, dando il tocco finale al capolavoro.
Disco che si riallaccia e continua nel solco del precedente e celebratissimo Music for the Masses (del 1987), che segnò a sua volta un cambiamento del gruppo. Pesca dalle atmosfere dei Joy Division (e conseguentemente dei New Order), dei Cure, dei primi Simple Minds, dei Japan, di Nick Cave (con cui Ellis aveva lavorato in precedenza), ne rilancia il suono in maniera meno cupa, portandolo in una nuova dimensione.
A sua volta innova e ridisegna nuovi campi d’azione per la musica synth, la dance e anche la house. A testimonianza anche le dichiarazioni dei Pet Shop Boys che, durante la registrazione del loro Behaviour, hanno ascoltato molte volte Violator, in particolare Enjoy the Silence. Neil Tennant dichiarò: “Abbiamo ascoltato Violator dei Depeche Mode, che è un album molto bello e ne siamo profondamente gelosi”. Anche Chris Lowe concordò, dicendo: “Loro hanno alzato il livello della qualità”.
Nove pezzi che passano dal synth-pop, alle atmosfere dark, al blues, dando un quadro musicale d’impatto. A cominciare dal brano d’apertura e altra hit World In My Eyes, con la drum-machine che si armonizza alle tastiere con un rimando nemmeno troppo velato ai padri delle musica elettronica i Kraftwerk. Tra i brani da citare Policy of truth, un’altra hit mondiale, di questo lavoro, con un videoclip che nelle atmosfere richiama quello di Strangelove. Altro appoggio fondamentale al successo di questo album, è stato quello di Anton Corbijn, regista dei videoclip. Di Corbijn anche la storica copertina. Su uno sfondo completamente nero inserisce una rosa rossa, già utilizzata per il singolo di ‘Enjoy The Silence’ ma in tonalità bianca. La rosa di ‘Violator’ divenne uno dei simboli più iconici della band.
Il tour che ne conseguì (The World Violation Tour) fu un enorme successo. Nel giro di sole 8 ore andarono esauriti i principali stadi americani. Al termine del tour, però, iniziò un periodo di grave crisi della band, dovuto allo stress di un anno intero di live, praticamente senza sosta. Gahan entrò in profonda crisi, e la band fu più volte sul punto di sciogliersi.
È un album che ha anche una forte impronta milanese. Infatti Personal Jesus, così come tre quarti di tutto il lavoro Violator, sono stati registrati e creati a Milano, ai Logic Studios di Via Quintiliano 40, in zona Mecenate, di proprietà dei fratelli La Bionda, tra i massimi esponenti della discomusic. Gli studios erano tra i più avanzati del periodo, inoltre i Depeche Mode avevano scelto il capoluogo lombardo, anche per la movimentata vita notturna che offriva la città.
I membri della band si presentano riservati, educati, molto ispirati e concentrati su loro lavoro, con molto materiale già pronto, usando molti campioni, ideati da loro tra Londra e New York. Alla sera lo band con lo staff, usciva a fare festa, nelle discoteche e locali milanesi, in un giusto mix tra le due cose, per un’atmosfera che si riversò in maniera positiva sull’album, con un gran lavoro di ricerca.
Tra le note più importanti del lavoro fatto a Milano, riguardano Personal Jesus, le cui percussioni, furono proprio ideate ai Logic Studios, campionando il rumore dei passi con gli scarponi sulle scale, della palazzina. Il campione è stato poi ripetuto come una vera “drum machine”, quindi è stato mixato direttamente in loco da Francois Kevorkian. Il mixaggio finale del disco venne poi portato a termine ai Puk studios, nella tranquilla campagna di Gjerlev, borgo di 600 abitanti a 15 km a nord di Randers, nello Jutland, nord della Danimarca.