Dalla Toscana di fine Ottocento, Carlo Collodi creò la figura di Pinocchio, il burattino di legno creato da Geppetto, suo padre adottivo.

Carlo Collodi, che di cognome faceva Lorenzini, nacque a Firenze il 24 novembre 1826.

La madre, Angelina Orzali, maestra elementare, in realtà faceva la cameriera per il casato toscano dei Garzoni Venturi e in seguito presso la ricca famiglia Ginori di Firenze, mentre il padre Domenico lavorava come cuoco per i marchesi Ginori.

Primogenito di una numerosa famiglia Carlo frequentò le elementari a Collodi, affidato a una zia, dimostrando un carattere vivace, inquieto e propenso all’insubordinazione, anche se con gli anni fu avviato agli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d’Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze.

Quando il fratello Paolo divenne dirigente nella Manifattura Ginori, la famiglia divenne piccolo borghese, e Carlo intraprese la carriera d’impiegato e di giornalista.

Abbracciando le idee mazziniane, lo scrittore partecipò alle rivolte risorgimentali del 1848-49, cogliendone il lato più insolito, ricco d’intrighi e vicende famigliari, con una serie di fulminanti invenzioni linguistiche, poi confluite in Pinocchio.

Stimolato dalle esperienze come giornalista, Carlo cominciò a scrivere intensamente i suoi primi romanzi Un romanzo in vapore e Da Firenze a Livorno, pubblicati nel 1856, dove evidenziò la novità tecnologica apportata della ferrovia.

In seguito Lorenzini fondò il periodico Il Lampione, che però dovette chiudere per scarse vendite, cosi lo scrittore si dedicò al giornale Scaramuccia e collaborò ad altri periodici fra cui il Fanfulla.

Ma la sua vera strada Carlo la trovò quando si dedicò alla letteratura per l’infanzia, cominciando con la traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a una serie di libri pedagogici per la scuola, usando il nome di Collodi, che era il nome del paese originario della madre.

Dopo Giannettino (1875) e Minuzzolo (1877) lo scrittore lavorò al suo capolavoro Le avventure di Pinocchio, apparse per la prima volta sul Giornale dei bambini nel 1881 come La storia di un burattino.

Dopo pochi mesi Collodi riprese la stesura del libro con il nuovo titolo per poi completarlo nel 1883, quando fu edito dall’editore Felice Paggi di Firenze.

Originariamente le avventure di Pinocchio si concludevano con la morte del burattino, ma le proteste dei lettori del Giornale dei bambini spinsero l’autore a proseguire il racconto, che si finì con la trasformazione del burattino in un bambino.

In poco tempo Le avventure di Pinocchio divennero un libro di successo, oltre i confini della letteratura per l’infanzia, con 187 edizioni, poi tradotto in 260 lingue o dialetti.

Carlo Collodi morì il 26 ottobre 1890 a Firenze e le sue carte, donate dalla famiglia, oggi sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.