La seconda guerra mondiale aveva visto l’edizione dei Giochi del 1940, assegnata a Tokyo, cancellata e quella del 1944 non fu nemmeno organizzata, così il Cio, con il presidente della IAAF, lo svedese Sigfrid Edstroem, tenne nel 1945 la riunione che aveva il compito di assegnare i Giochi della XIV Olimpiade, ma nessun paese sembrava in grado di poter assumersi l’onere dell’organizzazione dei Giochi.

A sorpresa, si fece avanti l’Inghilterra, che in tempi brevissimi iniziò a lavorare a un’edizione in netta opposizione con quella del 1936.

Il Cio non ammise ai Giochi Olimpici Germania e Giappone, responsabili dello scoppio della seconda guerra mondiale, mentre l’Italia venne ammessa grazie a Winston Churchill, che riconobbe l’importanza della lotta partigiana.

Anche Unione Sovietica, Romania, Israele e Bulgaria non parteciparono, mentre partecipò la Cina con un piccolo gruppo di atleti.

Nonostante le defezioni le nazioni partecipanti furono 59 e gli atleti in gara furono 4000, di cui però solo il 10% donne.

Fu una donna la grande protagonista di questa edizione dei Giochi, una mamma olandese di 30 anni, Francine Elsie Koen, che dopo il matrimonio aveva preso il cognome del marito Jan Blankers, suo allenatore, gareggiando come Blakers-Koen.

Fanny era in grado di correre sia le gare piane che quelle a ostacoli e primeggiava anche nelle discipline del salto in alto e salto in lungo, ma non aveva ancora vinto nulla di ufficiale per l’interruzione delle attività sportive a causa della guerra.

L’organizzazione e la sovrapposizione delle competizioni costrinsero Fanny a puntare solo sulle gare di corsa, lasciando perdere i salti, così si presentò al via nei 100 e 200 piani, negli 80 ostacoli e nella staffetta 4X100 e dominò tutte le gare individuali, infliggendo distacchi pesantissimi a tutte le avversarie.

Nelle altre gare di atletica, grande rilievo ebbe la maratona, dove il belga Gailly entrò per primo nello stadio, ma da dietro arrivarono l’argentino Cabrera e l’inglese Richards che lo superarono.

Ci fu anche l’esordio ai Giochi di uno dei più grandi atleti della storia olimpica, il cecoslovacco Emil Zatopek, fondista, che dominò tutte le gare del decennio successivo.

A Londra il giovane Zatopek vinse i 10.000 metri e arrivò secondo nei 5.000 metri.

Un altro atleta straordinario, fu il decatleta Robert Mathias, un californiano di 17 anni, capace di vincere nel decathlon e detenere ancora oggi ha il record come l’atleta più giovane ad aver vinto l’oro olimpico nella storia dell’atletica maschile.

L’Italia, pur partecipando senza grandi pretese, portò a casa 27 medaglie, 8 ori, 11 argenti e 8 bronzi, finendo al quinto posto del medagliere, dominato dagli Stati Uniti e superando la Gran Bretagna che si fermò a 23 medaglie di cui solamente 3 d’oro.

La storia più importante per l’Italia dei Giochi della XIV Olimpiade è quella di due lanciatori del disco, il veneto Adolfo Consolini e il piemontese Giuseppe Tosi, che portarono l’Italia a una storica doppietta, vincendo oro e argento contro Bob Fitch, che aveva superato il record di Consolini proprio pochi giorni prima dell’ Olimpiade e Fortune Gordien, considerato il miglior lanciatore di disco al mondo, che però non riuscì mai a vincere gare olimpiche.

Adolfo Consolini dopo l’oro di Londra ottenne il primato mondiale nell’ottobre del 1948 in un meeting a Milano e conquistò l’argento a Helsinki nel 1952, poi chiuse la carriera a Roma, nel 1960, dove pronunciò il solenne giuramento a nome di tutti gli atleti partecipanti ai Giochi.

Nella scherma vinse l’oro Luigi Cantone nella spada individuale, che non avrebbe dovuto nemmeno partecipare ai Giochi, ma che sostituì all’ultimo minuto Dario Mangiarotti, infortunato a un piede.

Il ciclismo vide due ori grazie alla velocità di Mario Ghella e al tandem formato da Renato Perona e Ferdinando Perruzzi, che superarono gli inglesi.

Per l’Italia a sorpresa arrivò l’oro nella pallanuoto maschile con il settebello che batté in finale l’Ungheria, iniziando una tradizione di vittorie che continua ancora oggi, mentre nessuna medaglia per l’Italia arrivò dal nuoto, dove dominarono gli Stati Uniti.

Il calcio vide la grande Svezia di Nils Liedholm, Gunnar Nordhal e Gunnar Gren, che in seguito fecero la storia del calcio italiano.

Dopo tutto questo l’edizione dei XIV Giochi Olimpici fu un successo più roseo delle previsioni e diede un nuovo sprone al Cio per i Giochi successivi.