Il 9 aprile si è arreso al Coronavirus anche Tullio Abbate, 75 anni, re comasco della motonautica, re delle barche di lusso, conosciuto  in tutto il mondo, ricoverato da giorni al San Raffaele di Milano, dove il Covid-19 ha avuto la meglio sulla forte fibra del campionissimo.

Tullio Abbate era nato il 15 luglio 1944 a Tremezzo, in uno degli angoli più incantevoli del Lago di Como, da una famiglia di costruttori di barche con base a Mezzegra, un’azienda portata avanti dal 1873.

Papà Guido, maestro d’ascia e mamma Paola, erano già dei nomi importanti sul lago e non solo, per le loro barche e motoscafi, dei veri e propri gioielli di eleganza e meccanica. L’equivalente delle Ferrari, Lamborghini, Maserati dell’acqua, con le loro varie declinazioni  Primatist, G70, Linea G.

Tullio con i due fratelli Carlo e Bruno non poteva non seguire quella strada. E’ stato a sua volta costruttore, ma prima ancora pilota off-shore degli stessi mezzi che il padre costruiva.

A sedici anni; vinse l’European Powerboat Championship a Cannes nel 1960 come copilota. Tre anni dopo, vinse con una barca da regata progettata e costruita da sé nella serie Offshore “Regatta Centomiglia del Lario” dei Campeones de Europa.

Abbate ha collezionato vittorie in tutti i campionati a partire dall’amata Centomiglia del Lario, vinta per ben undici volte e ha stabilito record di velocità in serie trionfando in numerose competizioni europee e mondiali.

Il suo nome Tullio Abbate e il suo numero di gara  “5” , per più di 50 anni hanno rappresentato il massimo per la nautica e motonautica, fatta di estro, di vittorie e di record, di linee innovative.

Inventiva e rischio come quando nel 1952 monta sul suo motoscafo il motore dell’Alfa Romeo di Fangio e realizza il “Laura”, bolide sul quale Mario Verga batte il record del mondo di velocità alla media di 226 kmh sull’acqua.

Nel 1969, seguendo le orme del papà Guido, aprì il suo cantiere che ha sfornato veri e propri gioielli dell’acqua. Rilevando anni dopo l’azienda del padre. Facendola diventare ancora di più un’icona di lusso, stile e velocità, apprezzata in tutto il mondo.

Ma se il Tullietto, come lo chiamavano tutto, è diventato Tullio Abbate è merito di una vecchia di Nesso, che gli ha salvato la vita quando era nel lago, in un pomeriggio freddo di marzo, con l’acqua ancora gelida e nelle ossa la paura di morire.

Tutto avvenne il 18 marzo 1958, quando Tullio aveva quattordici anni e, con il benestare di papà Guido, che in barca lo lasciava andare dai dieci anni, salì su una barca Tre Punti della marina militare con al timone il Guido Monzino, l’ultimo signore di Villa del Balbianello.

La destinazione era il castello di Moltrasio e la velocità era al massimo, come piaceva al conte e a Tullio.

Ma, per l’eccessiva velocità, improvvisamente una delle bielle spaccò il motore e andò a squarciare la chiglia, così il Tre Punti cominciò ad imbarcare acqua.

Il conte riuscì ad aggrapparsi a un pezzo di barca rimasto a galla e Tullio si tenne su, a forza di bracciate, e rimasero per due ore così, in mezzo al lago, con il freddo che irrigidiva i muscoli e nessuno che arrivava salvarli.

Ma una donna di Nesso disse, affacciandosi alla porta della Canottieri “Ho sentito una barca fermarsi in mezzo al lago e non è più ripartita Era una barca grossa! Andate a vedere prima de truvai mort!».

La barca dei canottieri, guidata da Riccardo Ferrari, arrivò in mezzo al lago quando il conte, stremato dalla fatica, aveva perso i sensi e si stava ormai lasciando sprofondare.

Come segno di riconoscenza, per vent’anni i cantieri Abbate hanno sponsorizzato la canottieri Nesso e per anni il conte Monzino, a Natale, arrivava ad Azzano sulla sua Ferrari nera spider e si sedeva a tavola con mamma Paola e papà Guido.

Ma l’elenco delle celebrità conosciute del re della velocità è infinito, dato che a tutti ha costruito una barca a misura delle loro passioni.

Come Gilles Villeneuve, che si metteva la tuta e veniva a lavorare in cantiere, perché la sua barca voleva vederla nascere, poi stava le giornate intere con gli operai e si informava di tutto.

Mi ricordo che detestava i giornalisti, però amava far divertire i bambini. Quando il suo elicottero spuntava dalla Cavagnola, tutti andavano in piazza della chiesa e lui faceva le evoluzioni sopra il campanile” disse di lui Abbate.

Ma Gilles non era l’unico di casa dagli Abbate, da lui arrivavano spesso anche Ayrton Senna e Michael Schumacher.

E Gina Lollobrigida, che accettò di fare un giro in barca, cosi Abbate la portò fino a Como a 130 all’ora.

Anche Sarah Ferguson provò le barche del Tullio, come Carol Alt, Marina Doria accompagnò Vittorio Emanuele a comprarne almeno quattro.

E poi il conterraneo Stefano Casiraghi, con il quale c’era un legame speciale come disse Tullio, “in barca ce l’ho messo io e ha vinto con una mia barca”.

Ma l’incredibile vita del Tullio,tra le sfide, le medaglie, i trofei, le vittorie, i grandi del mondo arrivati per la barca migliore e le sue diecimila barche in giro per il mondo, sono oggi parte della storia del Lago di Como e della nautica.

Come ha raccontato mirabilmente e con dolcezza in “Il costruttore di barche” Davide van de Sfroos, cantautore di talento, comasco, che ha visto questa leggenda di padre in figlio diventare grande davanti ai suoi occhi di ragazzo, con versi come “Ho fa la vita in mezz ai tocch le legnn e in quattro tocch de legnn partirò per l’ oltra spunda”.