Uno studio sudcoreano realizzato da ricercatori dell’università di Seul ha dimostrato che l’incapacità di stare lontani dai cellulari o altri mezzi di comunicazione, anche solo per qualche ora, provoca uno stato di malessere, agitazione e ansia, oltre a uno squilibrio nei rapporti tra neurotrasmettitori, le molecole che veicolano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso.

Come pensare di poter arrivare al 4 Maggio, se non oltre, gestendo gli impegni di lavoro, la famiglia, amici, conoscenti e la paura per quanto sta accadendo? Come passare questa fase del #coronavirus?

Un aiuto può arrivare proprio dai mezzi di comunicazione.

Via libera a #smartphone, #tablet e #pc per fare #videochiamate con parenti e amici: aiutano a ridurre il senso di isolamento e le preoccupazioni per amici e parenti lontani, ormai si fanno gli #APERIWEB

Sapere che dal proprio comportamento potranno derivare dei benefici per altre persone e soprattutto per le fasce più sensibili, permette di percepire la situazione attuale con meno stress o a volte con più #stress…

Dobbiamo cercare di mantenere quanto è più possibile, una routine regolare: le necessarie ore per il sonno, l’alimentazione, l’attività fisica (tutto quello che è possibile fare in casa o giardino), il contatto con familiari e amici.

Frustrazione, noia, isolamento, ma anche paura, rabbia, insonnia e difficoltà di concentrazione, alzi la persona che nelle ultime settimane non abbia provato una di queste sensazioni, sottoposto a questa situazione assurda.

Per non dimenticarcelo, si tratta di una misura preventiva e contenitiva della diffusione del patogeno (in questo caso Sars-Cov-2) che include la separazione fisica dagli altri e la restrizione dei movimenti che potrebbero alimentare la diffusione della malattia contagiosa.

Al momento, la maggior parte della popolazione italiana è in quarantena obbligata che è ben diversa dall’isolamento, che invece riguarda la separazione di una persona già contagiata dalle altre sane e così si vive quasi tutti in buone condizioni di salute ma come fossimo malati.

Da oggi NULLA SARA’ COME PRIMA, passare tra i banconi del mercato facendoci spazio tra la gente, sentire distintamente gli odori o i profumi della frutta, verdura, pane, fiori, torte…

Impariamo a convivere con la paura della gente, a lavorare separati, a non stringerci la mano e a non darci una pacca sulla spalla o abbracciare un amico\a…

Già in questo periodo, dove ci obbligano a uscire solo con gravi motivazioni, dobbiamo fare i conti con una serie di angosce che spesso non possiamo spiegarle a chi ci sta forzatamente vicino e vorremo poter uscire con un amico\a a bere una caffè o birretta…

E allora i parenti, amici, conoscenti, colleghi, sconosciuti, hanno un valore diverso, prendono una dimensione nuova…

Anni fa, scrissi un pezzo sulla “Prossemica”, dove spiegavo i vari fattori che compongono la distanza interpersonale, come i gesti, comportamenti, gli spazi e le distanze che formano la comunicazione di ciascuno di noi.

Potrei riassumere alcuni punti come la distanza intima da quella personale fino a quella sociale e pubblica, spazi che variano a seconda anche del livello culturale, perché le varie culture come l’europea, araba, giapponese, dilatano molto tali spazi.

Per assurdo, l’isolamento fisico diventerà la nostra zona di conforto, di sicurezza, ma come potremmo rimanere in contatto con gli altri?

Torniamo al discorso iniziale, legato ai mezzi di comunicazione, quelli diretti, come il cellulare, che ormai vengono usati per le svariate motivazioni, ma anche quando dobbiamo sentire la voce di un parente, amico, conoscente, collega, estraneo, che ci dice: ciao come stai, tutto bene?

E se chiamiamo a vuoto, se non veniamo richiamati, se scriviamo un messaggio a cui non riceviamo risposta anche se vediamo che è stato letto…

Questa mattina quando, dopo una lunga notte insonne, mi è venuta l’idea di questo articolo e ho scritto un post:

Cosa pensate quando chiamate una persona, non vi risponde e non richiama?

Cosa pensate quando scrivete un messaggio a una persona, vedete che l’ha letto e non vi risponde?

– – – – –

Quanto il #coronavirus ha influito sulla vostra pazienza?

Quanto e come ha cambiato i rapporti con i vostri conoscenti e amici?

Silvia e Patty scrivono: Che in quel momento non può rispondere, io stessa leggo subito i messaggi (quasi sempre) e penso dopo rispondo con calma invece a volte mi dimentico

Monica: Non mi va di rispondere o quello che mi scrive non mi interessa

Valter: chi non risponde è perché non ha interesse a darti una risposta, inutile ed ineducato insistere

Tiziana: Il silenzio… È già una risposta

Luana: Che non ha voglia di rispondere…

Alessia: la pazienza stranamente è aumentata di parecchio… i rapporti umani beh!… quelli larghi larghi… ho paura sinceramente di incontrare chiunque

Se c’è un punto comune alle varie discipline psicologiche, questo riguarda l’insopprimibile bisogno dell’uomo, di ogni cultura o nazionalità, di affetto e di socialità.

NULLA SARA’ COME PRIMA…

Articolo di Riccardo Alessandro Rico Reina