Vincitore del premio Strega 1955 con Un gatto attraversa la strada, Giovanni Comisso ebbe una vita lunga e avventurosa, dal Veneto dei primi del Novecento fino al misterioso Oriente.

Giovanni Comisso nacque a Treviso il 3 ottobre 1895, secondogenito di Antonio e Claudia Salsa, membro della buona borghesia, dove il padre era un commerciante di granaglie e di prodotti per l’agricoltura.

A scuola Comisso era uno scolaro spinto dal desiderio di viaggiare e scoprire il mondo e in estate, la famiglia andava nei paesi sulla riva del Piave e si spinge verso a Tarvisio, che apparteneva ancora all’Austria.

Bocciato agli esami autunnali della maturità classica, Giovanni nel 1914 si arruolò volontario nell’esercito con l’intento di assolvere gli obblighi militari e poi riprendere gli studi.

A Firenze fu arruolato nel Genio telegrafisti e definisce il conflitto bellico come energia, movimento, rumore e giovinezza nel suo memoriale Giorni di guerra.

Nel 1919, mentre la sua compagnia fu trasferita a Fiume, occupata da D’Annunzio, Comisso poté frequentare a Roma un corso per ex combattenti, per poi tornare a Fiume con il suo reparto parte delle truppe alleate con D’Annunzio e i suoi legionari.

Terminata l’impresa di Fiume nel 1921 Comisso decise di riprendere gli studi iscrivendosi all’Università di Genova, attratto da un luogo che vedeva come il simbolo del suo sogno di viaggiare.

Nello stesso anno i suoi ricordi dell’esperienza di Fiume diventano parte del memoriale Il Porto dell’amore.

Diventato il redattore di L’Eco del Piave nel 1926 Comisso cominciò a collaborare a La Tribuna, oltre ad avere l’incarico a Milano di organizzare la libreria annessa alla galleria d’arte Esame, che vide come una grande possibilità di collaborare con le riviste e i quotidiani più prestigiosi dell’epoca.

Per conto del Corriere della Sera lo scrittore si recò in Medio ed Estremo Oriente, che furono un forte spunto per il romanzo Amori d’Oriente dove il protagonista, Lorenzo, alter ego dell’autore s’innamora della Cina, ma il suo sogno svanisce perché la banca italiana presso cui lavora fallisce ed è costretto ad abbandonare Pechino.

Grazie ai guadagni delle sue opere, Comisso ristrutturò nella campagna di Zero Branco una casa di sue proprietà, dove si ritirò in isolamento.

Nel marzo 1931 lo scrittore si stabilì a Camogli dove dipinse grandi acquerelli di soggetto marino, paesaggi e volti di pescatori, poi torno a Zero, dove si stabilì definitivamente nel 1933.

Dalla fine della seconda guerra mondiale Comisso collaborò con i giornali del dopoguerra e dopo l’invito di Pannunzio, direttore di Risorgimento liberale, pubblicò anche su quotidiani minori.

Nel 1951 esce il memoir Le mie stagioni, che secondo le intenzioni dell’autore doveva essere completato con altro materiale, ma alla fine rimase incompiuto.

Tra il 1954 e il 1958 Comisso riordinò gli scritti sulla campagna di Zero e li riunì nel volume La mia casa di campagna.

A partire dal 1959 fino agli ultimi anni di vita lo scrittore lavorò ad altre opere, come il romanzo La donna del lago, che uscì a puntate sul Mondo, Viaggio in libreria e Cribol, lavoro insolito la problematica psicologica e religiosa estranea alla poetica dell’autore.

Ricoverato all’ospedale di Treviso nel settembre del 1968, Comisso vi morì il 21 gennaio 1969.