Tra canti, tornei e rituali antichi, l’uomo celebra a maggio non solo la Madonna, ma anche la fecondità della Natura e il risveglio dei sensi.

Le tradizioni di maggio sono legate al culto arboreo e alla rinascita del ciclo vitale della natura dopo il periodo invernale.

In Italia, soprattutto in Toscana, i ragazzi offrivano ramoscelli alle ragazze come augurio d’amore, in modo che il rifiorire della natura potesse verificarsi anche nel corpo femminile.

Si cantavano in giro per i paesi e nei campi melodie dette maggianti, come i loro cantori, arie popolari a rima inneggianti la bella stagione e la gloria della Madonna, sopravvissute come tradizione folcloristica nelle campagne fiorentine e pisane.

La cerimonia che ricorda il primo maggio ad Assisi, è una sfida tra due fazioni cittadine ed è l’omaggio di un’usanza medievale che nasce dai Campi di Maggio, riunioni annuali tra feudatari e cavalieri dell’Europa Centrale per stabilire l’inizio delle guerre da affrontare.

In epoca romana, il mese prescelto per l’inizio delle guerre, era marzo, dedicato al dio guerriero Marte, e c’erano legioni e gruppi armati appiedati.

Al contrario nel Medioevo si organizzavano scontri bellici che si svolgevano con i cavalli e per questo motivo il Marzo romano divenne il Maggio “medievale”, poiché i cavalli avevano bisogno di foraggio abbondante, garantito esclusivamente nel mese del fieno, definito non a caso maggese.

Queste riunioni erano anche una buona occasione per giochi e tornei per i cavalieri, che cercavano la gloria effimera, premi e l’amore di una donna.

La Chiesa, non amando i tornei né le riunioni in maggio, li proibì nel XII e nel XIII secolo, ma fu costretta a ripristinarli sotto la pressione di principi e feudatari, fingendo che fossero utili all’addestramento dei cavalieri.

Ma riti arborei antichissimi caratterizzavano l’inizio di questo mese in tutta l’Europa pagana, infatti gli Slavi della Carinzia portavano in processione alla vigilia del primo maggio un fantoccio ricoperto di fronde di betulla, poi gettato in acqua per procurare pioggia e favorire la crescita della frutta e del foraggio.

Una cerimonia simile avveniva in Russia, tra gli zingari della Transilvania e in Slovenia, dove il’Uomo Verde, con una torta e una fiaccola accesa, si recava nei campi di grano, dove accendeva un fuoco circolare, deponeva al centro la torta e la divideva in più parti, consumandola con le ragazze.

Questi riti servivano a celebrare una rigenerazione materiale e spirituale, realizzata attraverso una simbologia dove tutto cominciava da capo, la vita ritrovava la sua forza, e si ripeteva l’atto della creazione cosmica e la presenza femminile era alla base di tutto, poiché era l’incarnazione del concetto di creazione.