Vincitore del Premio Strega nel 1958 con Settanta racconti, Dino Buzzati ha raccontato nell’Italia del Novecento il mondo assurdo dietro lo specchio della normalità, come nel suo capolavoro Il deserto dei Tartari.

Dino Buzzati nacque il 16 ottobre 1906 a San Pellegrino, nei pressi di Belluno e fin dalla giovinezza ebbe un profondo interesse per la poesia, la musica, il disegno, e la montagna, cui dedicò il suo primo romanzo, Barnabò delle montagne.

A soli quattordici anni rimase orfano dell’amato padre, deceduto per un tumore al pancreas e per molto tempo visse nell’ossessione di essere colpito dallo stesso male.

Nel luglio 1928, prima di concludere gli studi in legge, Buzzati entrò come praticante al Corriere della Sera, poi dopo la laurea cominciò la collaborazione al settimanale Il popolo di Lombardia.  Dopo che Bàrnabo delle montagne ebbe un buon successo e Il segreto del Bosco Vecchio fu accolto con indifferenza nel gennaio 1939 lo scrittore completò il suo libro più amato, Il deserto dei Tartari, simbolo della letteratura del Novecento.

Il romanzo racconta di un giovane militare, Giovanni Drogo, nella fortezza Bastiani, che si trova isolata ai confini di un immaginario regno e col passare del tempo non la vuole più lasciare, sia per la perdita di contatti col resto del mondo che per la speranza che un giorno i Tartari, un popolo mitico del deserto, attacchino la fortezza.

Il primo lettore che ebbe il manoscritto fu Arturo Brambilla che, dopo la lettura, lo passò a Leo Longanesi, che lo fece pubblicare nella collana Il Sofà delle Muse edita da Rizzoli.

In seguito, Buzzati partì per Addis Abeba, come inviato speciale del Corriere della Sera, poi nel 1940 fu corrispondente di guerra sull’incrociatore Fiume, che prese parte alle battaglie di Capo Teulada e di Capo Matapan e alla seconda battaglia della Sirte.

Nel 1949 uscì il volume di racconti Paura alla Scala e nel giugno dello stesso anno fu inviato dal Corriere della Sera al seguito del Giro d’Italia.

Oltre ad aver sostituito temporaneamente Leonardo Borgese come critico d’arte del Corriere nel 1957 Buzzati lavorò anche per la Domenica del Corriere, occupandosi dei titoli e delle didascalie.

L’8 giugno 1961 morì la madre dello scrittore, come raccontò nell’elzeviro I due autisti.

Dopo anni di viaggi come inviato del giornale, l’8 dicembre 1966 Buzzati sposò Almerina Antoniazzi, la donna che gli aveva ispirato il romanzo Un amore.

Nel 1970 gli fu assegnato il premio giornalistico Mario Massai per gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera nell’estate 1969 sulla discesa dell’uomo sulla Luna.

L’editore Garzanti nel 1971 pubblicò, con una serie di didascalie, gli ex-voto dipinti da Buzzati di I miracoli di Val Morel mentre presso Mondadori uscì il volume di racconti ed elzeviri Le notti difficili.

Negli ultimi anni Buzzati ebbe un’intensa attività di pittore e illustratore, al punto che gli furono dedicate alcune esposizioni.

Colpito da un tumore al pancreas, proprio come il padre, Dino Buzzati morì in una clinica di Milano il 28 gennaio 1972.