Villa Fedora, nel cuore del centro storico di Baveno, sulle rive del Lago Maggiore, agli inizi del Novecento fu la casa di Umberto Giordano, uno dei compositori più raffinati dell’opera italiana…

Umberto Giordano nacque a Foggia il 28 agosto 1865 in via della Pescheria, dove c’era l’ingresso della Reggia di Federico II e che fu completamente rasa al suolo dai bombardamenti del 1943.

Il papà Ludovico, foggiano, era farmacista mentre la madre, Sabata Scognamillo, era nata a Napoli. Giovanissimo Umberto frequentò gli studi classici presso il locale ginnasio Vincenzo Lanza e cominciò ad avvicinarsi al pianoforte grazie al maestro Luigi Gissi.

A 14 anni partecipò al concorso promosso dal Reale Collegio di Musica San Pietro a Maiella di Napoli e a 17 anni fu ammesso a frequentare i corsi di contrappunto e composizione, di organo, di pianoforte e di violino, dove fece amicizia con il compositore Francesco Cilea.

Nel 1888, con l’opera Marina partecipò al Concorso Sonzogno attirando l’attenzione proprio dell’editore Sonzogno che gli commissionò l’opera Mala Vita, su libretto di Salvatore Di Giacomo, che fu rappresentata al Teatro Argentina Di Roma nel 1892, ma la rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli non ebbe grandi apprezzamenti da parte del pubblico partenopeo.

Il grande successo Giordano lo ottenne nel biennio 1896-1898, prima il 28 marzo 1896 alla Scala di Milano con il capolavoro Andrea Chènier e il 17 novembre 1898 al Lirico, sempre a Milano, con Fedora.

Il suo successo continuò nei decenni successivi e la critica scoprì nei lavori di Giordano momenti di profonda ispirazione, dove il suo canto generoso e sincero racconta dei personaggi dotati di alto senso morale.

Altri successi arrivarono con Siberia, rappresentata alla Scala il 19 dicembre 1903, Marcella rappresentata al Lirico, Mese Mariano al Massimo di Palermo, mentre l’opera Madame Sans-Gene venne rappresentata al Metropolitan di New York con la direzione di Arturo Toscanini nel 1924 e cinque anni dopo alla Scala furono rappresentate La cena della beffe e Il Re sempre sotto la direzione del maestro Toscanini.

Vittima di un profondo appannamento della vena creativa e della capacità di tradurre in musica le sue passioni, negli anni Trenta il compositore si ritirò a vita privata.

Giordano ha anche composto un buon numero di brani vocali, mottetti e sinfonie, come Delizia (1886), Ouverture (1888), Minuetto (1888), Scherzo per archi e Largo e fuga per archi, arpa e organo.

Umberto Giordano morì a Milano il 12 novembre 1948 ma opere come Andrea Chénier, Fedora e Siberia hanno contribuito a rendere immortale la sua figura, inserendolo tra i più grandi compositori del mondo della lirica.

Foggia, la sua città natale, riconoscendo in lui il suo più illustre cittadino, gli ha dedicato allo stesso una piazza centrale con una statua, circondata da un gruppo marmoreo che raffigura i personaggi delle sue opere maggiori, oltre al teatro della città.