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L’Unione Sportiva Anconitana nacque nel marzo del 1905, in un magazzino del Teatro delle Muse. Come per altre società, furono gli inglesi a portare il seme del foot-ball, nello specifico erano dei marinai che si divertivano a giocare tra loro sul molo e spesso sfidavano i locali.

Tuttavia l’onore di aver creato la società è da attribuire a Pietro Recchi, che tornò dall’Inghilterra dove si era recato per lavoro con 11 magliette rosse che richiamavano i colori sociali del Liverpool, dopo aver visto una loro partita.

Il primo incontro con le nuove casacche, riportato dalle cronache cittadine, avvenne sempre con i marinai inglesi, e porta la data del 19 febbraio 1911, partita disputata tra l’Anconitana e la squadra del piroscafo inglese Britannia, terminato con un pareggio. Mentre la prima formazione dell’Anconitana che disputò dei tornei amatoriali fu quella che incontrò a Perugia il Fortebraccio con gli umbri che s’imposero per 2 a 0.

Per la stagione 1921-22 debuttò nel campionato di massima serie, allora denominata Prima Divisione e gestito dalla CCI (Confederazione Calcistica Italiana), nato in contrapposizione con la FIGC. La squadra, inserita nel campionato meridionale, vinse il girone marchigiano, ma venne poi eliminata nella fase finale della Lega Sud, la cui vincente poi affrontava la vincente della Lega Nord nella finalissima scudetto. Nella stagione successiva, rientrato lo scisma dei due campionati, l’Anconitana, unica iscritta nelle Marche, venne ammessa automaticamente alle semifinali Lega Sud, nelle quali arrivò seconda e sfiorando l’accesso alla finale.

Nella stagione 1923-24 i marchigiani invece arrivarono quarti e ultimi nel girone delle semifinali. Nel campionato successivo invece, vinsero il proprio girone, conquistando così il diritto di giocarsi l’accesso alla finale scudetto contro il Bologna nella finale della Lega Sud contro l’Alba Roma, che s’imposero nel doppio confronto. Nella stagione 1925-26 l’Anconitana rivinse il proprio girone marchigiano ridotto a sole due squadre, contro la Maceratese, qualificandosi alla semifinale di Lega Sud dove arrivò terza. La riforma dei campionati, la Carta di Viareggio, portò al declassamento dell’Anconitana nel campionato cadetto. L’Anconitana venne così inserita nel girone C dove per la prima volta incrociò le squadre del Nord, non reggendo però all’urto con la retrocessione, per essere poi esser ripescata.

Nell’estate del 1927 l’U.S. Anconitana si fuse con la “Stamura”, dando vita alla Società Sport Ancona. Nel 1931, prese a giocare allo stadio Dorico. Altra fusione nel 1932 con l’Anconitana e la S.S. Emilio Bianchi che diedero vita all’Unione Sportiva Anconitana-Bianchi. La maglia scelta fu a strisce verticali giallo-rosse per omaggiare le due società.

Al termine dell’annata 1936-37 raggiunse per la prima volta la promozione in Serie B, sfiorando la promozione in massima serie nel torneo 1939-40. Nella stagione 1938-39 i dorici conquistarono la Coppa dell’Italia Centrale.

Nel 1940-41, la squadra, retrocesse in Serie C per poi tornare subito in cadetteria l’anno dopo, rimanendoci fino all’inizio della seconda guerra mondiale, tornado ad assumere la denominazione di US Anconitana, essendo stata sciolta la fusione con la Emilio Bianchi. Nel 1947 a seguito del ripescaggio della Triestina nella massima serie, riuscì a conquistare la Serie B, che l’Ancona, al termine di uno spareggio fra retrocesse contro la Biellese.

Nel 1948, durante la partita interna contro il Pisa, l’arbitro Vannini di Bologna negò negli ultimi minuti un rigore all’Ancona; fu così raggiunto da diversi tifosi e ridotto in stato di coma. Per due anni il campo dei dorici venne squalificato. L’Anconitana tornò in Serie B nella stagione 1950-51, ma retrocesse dopo una sola stagione.

Iniziarono difficoltà economiche, con la discesa in IV Serie.

Nel 1956 ad allenare l’Anconitana fu chiamato Carletto Parola, ex giocatore della Juventus, famoso per la sua rovesciata che ancora oggi è il simbolo delle figurine Panini Modena.

L’arrivo del prestigioso allenatore portò i dorici a vincere nella stagione seguente il proprio girone di IV Serie, perdendo poi lo spareggio per la promozione in Serie C contro il Chinotto Neri di Roma. Con il quarto posto conquistato nel campionato seguente, la società venne ammessa d’ufficio in Serie C sulla base di criteri finanziari e infrastrutturali.

Nell’annata 1961-62, l’Anconitana lottò per il primo posto nel girone, chiudendo in seconda posizione a pari merito con il Pisa e subito dietro al Cagliari. Seguono anni di piazzamenti tra medio e alta classifica in Serie C. Nel 1972, a seguito del sisma che colpì la città di Ancona, provocando danni incalcolabili influì sul rendimento della squadra biancorossa guidata da Beniamino Di Giacomo che chiuse al 15º. Nella stagione post-terremoto, per i biancorossi arrivò anche la retrocessione in Serie D dovuta anche alle difficili condizioni economiche cui versava la società. Nel 1974, dopo un biennio nei dilettanti, grazie a Natale Faccenda in panchina e all’imprenditore dell’abbigliamento Giorgio Grati alla presidenza, la squadra riuscì a tornare in Serie C.

Le due stagioni in Serie C, non furono entusiasmanti, tra problemi vari e al termine del campionato 1976-77, i biancorossi retrocessero in Serie D, risalendo però subito, grazie a un ripescaggio in C2, dopo aver chiuso l’annata al 4º posto. Al termine dell’annata 1978-79 l’Anconitana, sotto la guida di Gianni Mialich, venne promossa in C1, lanciando il difensore di spinta Emidio Oddi, poi per anni colonna della Roma e vincitore del secondo storico scudetto dei giallorossi. In Cl, rimane una sola stagione disputò il campionato di Serie C1, cambia nuovamente denominazione passando a “Ancona Calcio” mantenendo il colore delle maglie sempre bianco-rosso con l’immagine di San Giorgio a cavallo sullo sfondo rosso dello stemma.

La squadra alterna stagioni discrete fino al 1984, quando l’imprenditore Edoardo Longarini, rileva la società al tempo in C1 da Natale Maiani, dando via al ciclo d’oro dell’Ancona con Camillo Fiorioni. Il primo allenatore scelto e Pippo Marchioro, che chiude la stagione al sesto posto, in squadra l’esterno di spinta Mariano Marchetti, Daniele Arrigoni, Gianluca Gaudenzi, Ceramicola, Fabio Cucchi, gli ‘attaccanti Ezio Sella e Edmondo Mochi. Nell’annata seguente la panchina tocca a Bruno Pace, con una rosa che vede due portieri di valore come Angelo Recchi e Maurizio Moscatelli, chiudendo all’ottavo posto.  L’attesissimo salto in serie cadetta arriva però solo al termine della stagione 87-88. Il 5 giugno 1988, superando in casa per 3-0 il Livorno, dopo 37 anni l’Ancona tornò in Serie B sotto la guida del bergamasco Giancarlo Cadè. Squadra affidata alla regia di Massimo Gadda, colonna anconitana per molte stagioni. In porta Vettore, in difesa Fontana, Bruniera e Roncaglia, a centrocampo Pregnolato e in avanti la fantasia di Oscar Tacchi.

Ottenuto nell’ordine il 13° sempre con Cadè e in attacco la coppia Neri-Garlini con Gigi Lentini a supporto. Il 5° con in attacco Massimo Ciocci e il 9° posto, nella serie cadetta con in avanti Bertarelli, Fanesi e Tovalieri. Il 7 giugno 1992 l’Ancona, allenata da Vincenzo Guerini, pareggiando per 1 a 1 a Bologna, centrò la storica promozione in Serie A, con oltre 10.000 tifosi al seguito.  La squadra oltre al gruppo storico conta sul giovane difensore Sean Sogliano, dei portieri Miccillo e Nista e in avanti su Eupremio Carruezzo.

Il primo campionato nella massima serie vissuto sulle ali dell’entusiasmo anche per l’inaugurazione il sei dicembre del nuovo stadio “del Conero”, fu da subito abbastanza deludente, anche per i problemi giudiziari che investirono il patron Longarini. Alla fine i dorici retrocessero di nuovo in B nonostante la grande vena realizzativa del condor Agostini con Nicola Caccia a supporto, dell’innesto del talentuoso ma discontinuo ungherese Lajos Detari che segna nove reti, e dell’argentino Oscar Ruggeri campione del mondo nel 1986 e finalista nel 1990, oltre a Felice Centofanti sulla fascia. In serie cadetta, la squadra rimase nelle mani di Guerini chiudendo all’ottavo posto, ma conquistò la sua prima finale di Coppa Italia, dove fu sconfitta nel doppio confronto dalla Sampdoria di Eriksson, con Mancini, Gullit, Platt, Lombardo e Wierchowood.

Nel 1997-98 in preda ad una forte crisi economica rischiò il fallimento, retrocedendo in C1. Tornò in Serie B nel 1999-00 al termine della finale play-off dell’11 giugno 2000, allo Stadio Curi di Perugia, contro i rivali di sempre dell’Ascoli. La partita si concluse a reti inviolate nei 90′ regolamentari, quindi si andò ai supplementari con l’Ascoli che si portò in vantaggio e poi raggiunto a due minuti dalla fine, con l’Ancona promossa per miglior piazzamento in classifica in campionato. Anconentani guidati da Fabio Brini, che in porta schieravano Storari, in difesa Peccarisi e Parlato, Guastalvino, a centrocampo Monticciolo, Montervino, Albino, in attacco l’italo-argentino La Grotteria.

Nel 2002-03, sotto la guida del presidente Ermanno Pieroni e in panchina di Gigi Simoni, l’Ancona ottenne la sua seconda promozione in Serie A. In rosa Schenardi, Maini, De Patre, Tarana e Maurizio Ganz.

Nonostante la presenza in rosa di calciatori di buon livello tecnico come Ganz, Pandev, Dino Baggio, Hubner, Rapaic, Bucchi, Poggi, conquista solo 13 punti in 34 giornate, retrocedendo nuovamente. Stagione segnata anche della deludente scarpa d’oro, il portoghese Jardel racimolò solo 3 presenze.

Subito dopo la retrocessione, la società, fallì e venne sostituita dall’Associazione Calcio Ancona, ripartendo dalla C2, grazie al logo Petrucci, salvata dalla Famiglia Schiavoni, che affidò la panchina a Pierluigi Frosio.

Al termine dal campionato 2005-06 i dorici ottennero il ripescaggio in Serie C1, dopo aver perso la semifinale play-off con il Sassuolo. Segui una salvezza ai play-out contro il Teramo.

Nella stagione 2007-08, la squadra, conquistò l’accesso ai play-off, battendo in finale il Taranto ottenendo la promozione in Serie B, con Francesco Monaco allenatore e in campo il bomber Mastronunzio.

In serie cadetta, si salva ai play-out contro il Rimini.

Nel 2010-11 la società dorica viene esclusa per inadempienze finanziarie, finendo quindi per essere estromessa dal calcio professionistico. Riparte dalla Terza Categoria, gradino più basso dei campionati italiani, ma dopo viene radiata, dopo non essersi presentata diverse volte.

Per dare continuità al calcio cittadino la “Società Sportiva Piano San Lazzaro”, fondata nel 1948, iscritta nel campionato Eccellenza, cambia denominazione il 10 agosto 2010 diventando “S.S.D. Unione Sportiva Ancona 1905″. Nel 2011 vince la Coppa Italia Dilettanti, ottenendo così anche la promozione in Serie D.  Il 13 aprile 2014, con il pareggio contro la Recanatese, i biancorossi ottengono la promozione in Lega Pro.

La stabilità societaria non arriva e nel campionato 2016-17 l’Ancona chiude all’ultimo posto del girone B di Lega Pro e retrocede in Serie D. Nell’estate 2017 la società, di nuovo oberata dai debiti e rimasta priva di una chiara guida manageriale, non riesce a completare le pratiche per l’iscrizione al campionato interregionale. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, il club trova nuova vita con l’imprenditore viene scongiurata Stefano Marconi, che fonda l’Unione Sportiva Anconitana Associazione Sportiva Dilettantistica, ottenendo il permesso per iscriversi al campionato di Prima Categoria, che vince subito. Vince anche il campionato di Promozione e attualmente disputa il torneo di Eccellenza.