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Un uomo dalla vita travagliata…

Phil Ochs nacque a El Paso, in Texas, il 19 dicembre 1940 e prima visse a Far Rockaway, nello Stato di New York, poi a Perrysburg, dove iniziò a studiare  musica e a suonare il clarinetto,   in seguito andò a vivere a Columbus, nello Stato dell’Ohio.

Nel 1962  Ochs si trasferì a New York per  suonare in numerosi piccoli folk club e fu ben presto parte integrante della scena musicale folk del Greenwich Village.

Si fece notare come interprete non raffinato, ma appassionato, di testi ricchi di pathos sulla guerra, i diritti civili, le lotte sindacali ed altri temi di impegno sociale.

Nella prima parte della sua carriera, i suoi manager furono Albert Grossman, poi sostituito da Arthur Gorson, che era legato a organizzazioni come la Americans For Democratic Action, lo Student Nonviolent Coordinating Committee e Students for a Democratic Society.

Ochs era generalmente una persona dal carattere estroverso, ma aveva repentini e drastici cambiamenti d’umore e per quasi tutti gli anni Sessanta ebbe un periodo di creatività frenetica, sviluppando ed evolvendo la sua forma d’arte musicale a ogni album.

Nel 1967 Ochs, con il fratello Michael come manager, lasciò la Elektra per la A&M Records e si trasferì in California, tentando un diverso approccio musicale ed arricchendo il suo stile interpretativo con un’orchestrazione più ricca.

Nei suoi album in studio, Pleasures of the Harbor (1967), Tape from California (1968), Rehearsals for Retirement (1969), e Greatest Hits (1970) si staccò dalle canzoni a tema e sperimentò una sorta di folk barocco, servendosi di una strumentazione da gruppo e persino da orchestra.

Gli avvenimenti del 1968, come l’assassinio di Martin Luther King e Robert F. Kennedy, i violenti tumulti di Chicago e l’elezione di Richard Nixon, lasciarono Ochs disilluso e depresso, cosi ritenne di dover tornare alle sue radici musicali per cercare di influenzare maggiormente l’opinione pubblica.

Ordinò un completo in lamé dorato al sarto di Elvis Presley, Nudie Cohn, che indossò nella sua tournée del 197, dove cantò medleys di Buddy Holly, Elvis Presley e Merle Haggard assieme ad alcune canzoni da Greatest Hits e a reinterpretazioni di sue vecchie canzoni.

Phil non incise altri album in studio e, depresso dalla mancanza di un vasto apprezzamento, sentimento aggravato dalle disillusioni, scivolò sempre di più nella psicosi maniaco-depressiva, nell’alcolismo e nell’abulia, cercando però di proseguire il suo attivismo politico e conobbe Víctor Jara, il celebre cantautore cileno che sosteneva il presidente Salvador Allende.

Durante un viaggio in Africa nel 1973, Ochs fu aggredito e subì un tentativo di strangolamento da parte di alcuni banditi che intendevano derubarlo, riportandone un serio danno alle corde vocali.  Fu molto colpito  dalla morte di Allende e Jara durante il golpe di Pinochet, e nel maggio 1974 organizzò un grande concerto intitolato An Evening with Salvador Allende al Felt Forum del Madison Square Garden, che prevedeva la proiezione di film su Allende nonché la presenza di cantanti folk e attivisti politici come Pete Seeger, Arlo Guthrie, Bob Dylan e l’ex Procuratore Generale degli Stati Uniti, Ramsey Clark.

La guerra nel Vietnam terminò il 30 aprile 1975 e, in quello che fu il suo ultimo evento da attivista, Phil Ochs organizzò un raduno  al Central Park di New York, cui presero parte 100.000 persone venute a ascoltare lui, Harry Belafonte, Odetta, Pete Seeger e altri.

Dopo una lunga serie di comportamenti autodistruttivi, Ochs si suicidò il 9 aprile 1976 a casa di sua sorella, a Far Rockaway nello Stato del New York, dove aveva vissuto da bambino e le sue ceneri disperse dall’amico Andy Wickham dall’alto del castello di Edimburgo, che aveva visitato da bambino.