A Segesta, parco archeologo della Sicilia, dove un tempo si trovava la città fondata dai troiani in fuga prima di raggiungere Roma, è allestita la mostra Nella natura come nella mente che fino al 6 novembre in vivrà alcuni spazi tra i più noti del complesso.
Organizzata per il Parco Archeologico di Segesta – Dipartimento dei beni e dell’identità siciliana – Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana da MondoMostre, in collaborazione con la Fondazione Merz, curata da Beatrice Merz e Agata Polizzi, la mostra è una narrazione tra artisti di linguaggio diverso come Mario Merz, Ignazio Mortellaro e Costas Varotsos.
Una serie di numeri e scritture in neon blu e rosso, noti come la sequenza di Fibonacci, si snodano sulle colonne dell’antico tempio come spirali trasparenti ed iridescenti, e punteggiano lo spazio delle colline.
Il ritmo simboleggia come i pitagorici dalla Grecia alla Magna Grecia riconoscessero nel numero la base e l’origine di qualsiasi elemento dell’ambiente, attribuendogli natura divina.
Gli interventi degli artisti occupano l’intera area archeologica, dal tempio maestoso all’agorà, luogo di dialogo, poi non resterà più nulla alla fine dell’evento.
La scultura di Mario Merz Un segno nel Foro di Cesare è la rappresentazione grafica della ricerca di Fibonacci, il matematico medievale che aveva individuato in una serie numerica il processo di crescita della vita.
L’andamento curvilineo degli elementi che compongono l’opera danno un’armonia nuova tra il materiale con la quale è realizzata e le antiche pietre di incontro dell’Agorà e identifica l’armonia insita nella proliferazione di forme naturali che si ripetono, origine di un universo del quale si nota in minima parte la struttura logica.
Invece il lavoro di Ignazio Mortellaro Primo punto dell’ariete nella zona dell’Antiquarium e in acciaio Corten lancia un suono arcaico, ferino e profondo, nato da un corno d’ariete fuso in ottone alla sommità della torre, simbolo di risveglio e rinascita e parla alla comunità e alla natura, e rammenta lo shofar ebraico, oggetto rituale delle comunità da sempre presenti nell’isola.
A destra del tempio, l’opera dello scultore ateniese Costas Varotsos, Spirale 1991-98, nella purezza e dialogo dei materiali, ferro e vetro, è la sintesi di una riflessione sulla condizione umana e del suo rapporto con l’Universo, in un vortice di relazioni con la realtà circostante, spazio ideale, senza limiti e frontiere.