Un uomo che lottò per migliorare le condizioni sociali del Cile…
Salvador Allende Gossens nacque a Valparaiso il 26 giugno 1908 da una famiglia benestante e fin da giovane prese parte alla vita politica del suo paese.
Nel 1933 fu tra i fondatori del Partito Socialista Cileno, nel 1938 venne eletto deputato e successivamente nel 1942 ministro della Sanità, poi nel 1945 divenne senatore poi Presidente del Senato e nel 1958 fu presentato alle elezioni presidenziali come candidato delle sinistre, ma non viene eletto.
Salvador Allende fu eletto Presidente democraticamente nel 1970, alla sua quarta elezione, quando si presentò come candidato di Unidad Popular, una coalizione che riuniva Socialisti, Radicali e altri partiti di sinistra.
L’amministrazione Nixon era la più strenua oppositrice di Allende, cercando di impedirne l’elezione tramite il finanziamento dei partiti politici avversari.
La sua vittoria allarmò la parte più ricca della popolazione ed in particolare gli Stati Uniti che in seguito alla sua elezione fecero condurre dalla CIA un’operazione di propaganda per incitare l’ex presidente democristiano del Cile Eduardo Frei Montalva a bloccare la ratifica di Allende come presidente da parte del Congresso.
Il Congresso, controllato dai cristiano democratici, prima forzò Allende a firmare uno Statuto di Garanzie Costituzionali, poi gli consentì l’insediamento.
Allende avviò un progetto che vedeva la nazionalizzazione delle banche, l’inizio della riforma agraria, l’espropriazione del capitale straniero, che era il proprietario delle miniere.
Come Presidente della Repubblica scese la strada dell’intransigenza e della fermezza, con grandi interventi statali e la ridistribuzione della ricchezza ancora concentrata nelle mani di famiglie cilene ricche e potenti per poter attenuare gli squilibri tra ricchi e poveri.
Allende divenne amico di Fidel Castro e nel 1971 annunciò la ricostituzione delle relazioni diplomatiche con Cuba, un fatto che preoccupò Washington.
L’11 settembre 1973 ci fu un colpo di stato della destra nazionalista, coordinata e pilotata dagli Stati Uniti, e Allende fu destituito, mentre le forze armate Cilene guidate dal Generale Augusto Pinochet mettevano in atto il golpe con l’assedio e la presa del Palacio de La Moneda.
Anziché arrendersi a Pinochet, Allende optò per il suicidio, anche se le circostanze della sua morte, avvenuta a Santiago del Cile, non sono del tutto chiare.
Il colpo stato ed il regime di Pinochet non furono tollerati e condivisi in molti stati, anche europei, in cui per solidarietà con Allende ed il popolo Cileno vennero organizzate manifestazioni e scioperi.
Nel regime dittatoriale di Pinochet, che durò 17 anni, rimasero tuttavia in carica gli ambasciatori nominati da Salvador Allende.