api australia

L’incantevole città di Arona, sul Lago Maggiore, presso l’Hotel Concorde dal 10 al 13 novembre ospiterà il Congresso Nazionale di Apicoltura, a cura dell’Associazione Apicoltori Professionali Italiani.

Questo evento renderà omaggio ad una delle tecniche di allevamento più note nel mondo, al punto che si è ipotizzato che fu nel Neolitico che cominciò uno scambio mutuo tra uomo e le api.

In Spagna è stato scoperto un disegno rupestre vicino a Valencia che raffigura un uomo con un contenitore che, per prelevare i favi, introduce il suo braccio in un anfratto di roccia, mentre alcune api che gli ronzano intorno, e il fumo per calmarle è raffigurato sotto forma di cerchi concentrici.
L’idea di offrire alle api un posto più protetto venne probabilmente agli Egiziani che,  con le loro arnie cilindriche di rami, canne e fango intrecciate sin dal 2600 a.C. collocandole una accanto all’altra dando vita alla prima forma di apicoltura, facilitandone il controllo e l’allevamento.

Gli Egiziani tra l’altro furono i primi a praticare l’apicoltura nomade fluviale, lungo il corso del Nilo per tre mesi passati spostando arnie da un posto all’altro inseguendo la fioritura causata dalla piena del fiume.

Ogni popolo sviluppò il suo modo di costruire arnie , e si usavano anche altri tipi di oggetti comuni adattati poi allo scopo dell’apicoltura, come i vasi di terracotta in Medio Oriente mentre nell’Europa centrale , dove le foreste erano abbondanti,  si preferivano i tronchi svuotati.

In testimonianze relative ai Sumeri si parla dell’ uso del miele in cosmesi già nel 2000-3000 a.C., mentre Assiri e Babilonesi usavano il miele per le malattie che colpivano l’epidermide, occhi, genitali, apparato digerente e trattavano i corpi dei defunti con la cera d’api e con lo stesso miele. I  Celti lo usavano nei riti di sepoltura, mentre per gli Etruschi rappresentava una preziosa offerta votiva e gli Egizi ed i Greci consideravano il miele come il prodotto degli arcobaleni e delle stelle, conferendogli un origine divina e vedendolo nel ruolo del cibo degli dei.

Aristotele fu il primo a sviluppare uno studio scientifico sulle api analizzandone la riproduzione e notando che si dedicano ad una tipologia di fiori alla volta.

In India il miele era ma impiegato ampiamente nella medicina Ayurvedica era utilizzato come : purificante, vermifugo, tonico, cicatrizzante , refrigerante e cosmetico.

Gli antichi romani scrissero e studiarono molto sia le api che l’apicoltura, infatti  nella Storia degli animali di Plinio il Vecchio, pubblicata nel 79 d.C., sono prese in considerazione sia le api che le arnie.

L’apicoltura era particolarmente sviluppata presso i popoli latini, dove veniva praticata la sciamatura artificialmente, ed erano costruite arnie sperimentali con nuove tecniche per l’epoca.

Nel Medioevo ciò che determinò la crescita dell’apicoltura fu il concetto che, avere sempre a disposizione del cibo, come il miele e le cera, vicino alla propria abitazione, era fondamentale per la sopravvivenza.

Quando nel 1600 si cominciò a coltivare la barbabietola e la canna da zucchero in grande scala , l’uso dello zucchero divenne una moda, sostituendosi gradualmente al miele.

Dalla metà  dell’Ottocento, grazie al reverendo americano Langstroth , in tutto il mondo si diffusero i suoi metodi all’avanguardia e le sue tecniche che permisero di estrarre il miele senza dover distruggere i favi.

Nel 1932 per mano di Carlo Carlini fu standardizzata l’arnia italiana partendo dal modello Dadant-Blatt, oggi considerato il tipo d’arnia più diffuso in Italia.