L’uomo che cambiò per sempre la storia dell’archeologia…
Howard Carter nacque a Swaffham, nella contea di Norfolk, in Inghilterra, il 9 maggio 1874, in una famiglia non molto ricca in cui il padre Samuel John Carter dipingeva ritratti di famiglia per la rivista Illustrated London News.
Grazie al talento artistico del padre Howard imparò a disegnare e dipingere ad acquerello senza però sviluppare una vera e propria arte in questo campo.
Attraverso le conoscenze del padre, divenne amico del barone William Amhurst Tyssen-Amherst, noto in Inghilterra come uno dei più grandi collezionisti di antichità egizie.
Il barone presentò il giovane Carter all’egittologo Percy E. Newberry, professore di Egittologia presso l’Università di Liverpool, che, in occasione di una prossima spedizione in Egitto finanziata dal British Museum, consigliò Howard come disegnatore, per riprodurre ad acquerello le pitture tombali insieme ad altri reperti archeologici.
Howard arrivò così al Cairo dove incontra l’archeologo ed egittologo Sir William Matthew Flinders Petrie, per sei anni Carter studiò le tecniche con cui vengono effettuati gli scavi archeologici.
Nel 1899 Howard fu nominato ispettore capo del sud dell’Egitto e diventa responsabile degli importanti siti di Karnak, Luxor, Tebe e della Valle dei Re, dove scavò le tombe di Seti I e Nefertari, il tempio di Abu Simbel, il sito di Assuan, oltre a tanti altri.
Il periodo d’oro termina nel 1905 quando in un suo scavo un gruppo di visitatori francesi fu coinvolto in una rissa con delle guardie egiziane.
Quando il governo francese pretese delle scuse formali Carter, nelle vesti di responsabile, rifiutò e il governo britannico lo rimosse dal suo incarico stroncando la sua carriera.
Carter decise di restare in Egitto e per sostenersi finanziariamente vendeva i suoi acquerelli, quando Lord George Herbert, quinto conte di Carnarvon, appassionato di antichità egizie, arrivò a Luxor nel 1908, cosciente che era necessario avere sul campo una persona con esperienza per dirigere e risolvere le difficoltà della ricerca.
Il nobile si rivolse a Gaston Maspero, il direttore generale delle antichità egizie, che gli consigliò di ingaggiare Carter.
L’intesa fra Herbert e Carter durò sette anni, grazie ai numerosi scavi in siti egiziani che vanno ad arricchire sempre più la collezione privata del Lord inglese.
Ma il grande sogno dell’archeologo ed egittologo era quello di scavare nella Valle dei Re, alla ricerca delle tombe dei due faraoni della XVIII Dinastia non ancora scoperte, come Amenothep IV/Akhenaton, il faraone eretico, ed il suo successore Tutankhamon.
La concessione di scavo nella Valle dei Re era dell’avvocato statunitense Theodore Davis e, grazie alle sua abilità diplomatiche, Lord Carnarvon ebbe un’altra concessione permettendo così al progetto di Carter di partire.
L’idea dell’inglese era quella di scavare in modo sistematico l’intera Valle, accuratamente divisa in settori, dall’autunno del 1917.
I mancati successi e le ingenti spese sostenute durante cinque lunghi anni, misero a dura prova l’entusiasmo di Lord Carnarvon, che nell’estate del 1922 decise di concludere l’operazione, ma Carter lo convinse a finanziare ancora una stagione di scavi per esplorare l’ultimo settore rimasto.
Il 3 novembre ripresero così gli scavi, di fronte alla tomba di Ramesse VI e al secondo giorno di scavo riaffiorò un gradino che presto si trasforma in una scala, la quale condusse ad una porta con conserva ancora intatti i sigilli della necropoli di Tutankhamon, mai stata violata sin dai tempi dalla sua chiusura.
Il 26 novembre Carter e Lord Carnarvon si trovarono di fronte alla porta rimasta inviolata sin dal XIV secolo a.C. e, grazie ad un foro, videro come il corredo funerario di Tutankhamon fosse rimasto intatto, compresi il sarcofago ed i vasi canopi.
Fu il 16 febbraio del 1924, alla presenza di Howard, che venne aperto il sarcofago che rivela all’interno la mummia intatta del faraone bambino contenuta in un sarcofago d’oro massiccio del peso di circa 110 chilogrammi; il volto è a sua volta ricoperto da una maschera d’oro massiccio riproducente le sembianze del defunto.
Carter si spese negli anni seguenti a catalogare gli oltre 2.000 reperti rinvenuti, che ancora oggi si possono visitare presso il Museo Egizio del Cairo, dove è stato mantenuto il criterio di inventario assegnato dall’inglese.
In seguito a questa storica scoperta archeologica, Howard Carter si ritirò dall’attività di scavo, per diventare un collezionista, morì a Londra il 2 marzo 1939 all’età di 65 anni, senza aver mai avuto la possibilità di presentare alla famiglia reale inglese la sua sensazionale scoperta.