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L’uomo che, in un secolo difficile, ricordò la nascita di un impero…

Filippo l’arabo nacque intorno al 204 nella Traconitide, dopo poi fu fondata la colonia di Filippopoli, oggi conosciuta come Shuhbah.

Il padre, Giulio Marino, era uno sceicco arabo e la sua famiglia aveva ricevuto la cittadinanza romana sotto un imperatore della famiglia Giulia.

Sulle prime vicende della vita di Filippo si sa solo che sposò Marcia Otacilia Severa ed ebbe, nel 237 o 238, un figlio, Marco Giulio Severo Filippo.

Durante la guerra persiana di Gordiano III Filippo era il braccio destro di Timesiteo, al quale successe nella carica di prefetto del pretorio  nel 243.

Nel febbraio o marzo del 244, istigati i soldati contro l’imperatore, Filippo fece uccidere Gordiano III durante la marcia verso Ctesifonte, e conquistò il potere supremo, poi scrisse al Senato che Gordiano era morto di malattia e ne onorò la memoria.

Ottenuto il riconoscimento del Senato l’imperatore si affrettò a concludere con Sapore I una pace che riuscì contraria alle legittime speranze dell’Impero, dato che la Mesopotamia venne  conservata, ma la dipendenza del re dell’Armenia Maggiore divenne puramente nominale.

Lasciato in Oriente il fratello Prisco, nel ruolo di  prefetto della Mesopotamia, Filippo partì alla volta di Roma, per vincere l’ostilità di cui si trovò circondato e ben presto riuscì a guadagnarsi il favore del Senato.

Fino al 247 l’Impero romano godette sotto Filippo di una calma completa all’interno, ma sulla frontiera del Danubio la pressione barbarica crebbe minacciosamente e nel 245 i Carpi violarono il confine.

Rivelatosi inadatto al compito Severiano, a cui Filippo aveva affidato il comando sulle provincie di Mesia e Macedonia, l’imperatore andò personalmente sul teatro della guerra nel 245.

Nel 246 Filippo dovett combattere con successo contro le tribù germaniche, prendendo perciò il titolo di Germanicus maximus, e nel 247 sconfisse  i Carpi, costringendoli alla pace. Fregiatosi del titolo di Carpicus maximus, poi ritornò a Roma a celebrarvi il trionfo.

La situazione in alcune provincie era già drammatica, quando, per il millenario della fondazione di Roma, che cadeva il 21 aprile 248, Filippo decise di celebrarlo con grande solennità.

Nel frattempo le legioni del Danubio proclamavano imperatore Tiberio Claudio Marino Pacaziano, fornendo la possibilità ai Goti, rafforzati dai Carpi e da altre stirpi barbariche, d’irrompere nella Mesia inferiore.

In Oriente il fratello di Filippo fu vittima di una rivolta fra i soldati, che acclamarono augusto un certo Iotapiano; contemporaneamente in Siria si fece  avanti un terzo usurpatore, Giulio Aurelio Sulpicio Uranio Antonino.

Filippo manifestò il desiderio di abdicare, ma infine si decise a inviare in Mesia Decio, che costrinse alla ritirata i Goti e rimise l’ordine fra le truppe, ma, proclamato imperatore dai soldati, fu costretto ad accettare la carica che non desiderava.

Decio scrisse a Filippo che avrebbe deposto, appena gli fosse possibile, le insegne imperiali, ma l’imperatore non gli credette, e, raccolto un esercito, nel 249 marciò in persona contro l’ex amico.

Presso Verona Filippo cadde sul campo di battaglia e, dopo che la notizia arrivò a Roma, suo figlio fu ucciso dai pretoriani, che sostenevano Decio, ormai unico imperatore.