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Dopo Joan Miró al Mastio della Cittadella di Torino, dal 3 febbraio al primo aprile, lunedì dell’Angelo, arriva la mostra ‘I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia’ che analizza, all’interno di un contesto europeo, la storia di questo importante movimento artistico, nato intorno al 1855 a Firenze da un nucleo di giovani artisti frequentatori del Caffè Michelangiolo.

Influenzò l’arte europea, in particolare quella francese, sviluppando soprattutto il tema del paesaggio e dell’intimità familiare, con un debito, a giudizio di chi scrive, verso la pittura fiamminga ed in parte inglese.

La mostra – prodotta dalla società Navigare srl, con il patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Torino e la collaborazione di AICS – aprirà al pubblico sabato 3 febbraio, con circa 70 opere di oltre 20 artisti italiani e francesi.

La provenienza delle opere, per lo più da collezioni private oltre che da alcune istituzioni pubbliche, rende l’esposizione particolarmente preziosa, aprendo la strada per un percorso di avvicinamento del visitatore a diversi aspetti di quella che fu una vera e propria rivoluzione macchiaiola, sia per temi sia per stili e tecniche.

Dalle loro origini, e fino agli anni ’70 dell’Ottocento, i Macchiaioli si confrontarono con i pittori paesaggisti della Scuola francese di Barbizon e influenzarono a loro volta grandi artisti d’Oltralpe, anticipando l’arte degli Impressionisti e contribuendo alla nascita della pittura moderna.

I più anziani del gruppo, Giovanni Fattori e Silvestro Lega, nacquero fra il 1825 e il 1826, il primo a Firenze, il secondo a Modigliana, paese allora legato sul piano amministrativo a Firenze e facente parte con un’altra dozzina di comuni della cosiddetta Romagna toscana, terra di confine i cui abitanti hanno sempre parlato la lingua romagnola.

E non a caso nel 1923 la maggioranza di loro fu aggregata alla provincia nativa di Benito Mussolini, appena insediatosi, ora provincia di Forlì-Cesena. Un gruppo dalle solide radici toscane, anzi fiorentine, che visse con impegno anche le vicende risorgimentali.

Alcuni, come Lega e Odoardo Borrani, partecipando ai moti e alle guerre per l’unità con il Regno Sardo.

Quasi tutti passarono attraverso l’Accademia o comunque furono istruiti dai più noti maestri fiorentini, rifiutando in seguito i loro dettami ritenuti troppo rigidi.

Il loro ritrovo, un locale non a caso chiamato Michelangiolo, fu la fucina del Movimento dei Macchiaioli, diventati in pochi anni apprezzatissimi e famosi. Da non dimenticare, ovviamente, Telemaco Signorini, come il meno noto Vincenzo Cabianca.

Il Mastio della Cittadella è l’unica opera fuori terra rimasta della città fortificata da Emanuele Filiberto, primo duca di Savoia, nel XVI secolo, costruita dall’architetto militare urbinate Francesco Tagliapietra, detto Paciotto, nome con il quale è storicamente conosciuto.

Ora ospita in via permanente un vasto Museo Storico di Artiglieria, volendo visitabile accanto alle rassegne temporanee.

La mostra sui Macchiaioli non chiude mai.

Lun/Ven 9:30/19:30, Sab/Dom 9:30/20.

Biglietto base 13,50 €.

Organizzatore: Navigare s.r.l. Palermo.

Info@navigaresrl.com. Tel 333.6095189.

Articolo di erreci.