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Il 4 dicembre si ricorda la figura di una santa leggendaria…

Esistono molte stesure in greco e traduzioni latine della passio di Barbara, si trattano di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze.

In alcune passiones, infatti, il martirio di Barbara è posto sotto l’impero di Massimino il Trace (235 – 38) o di Massimiano (286 – 305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308 –13) come pure sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località chiamata Heliopolis, distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia.

Nelle traduzioni latine, la questione si complica, infatti per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta in Toscana.

Ci si trova così di fronte al caso di una martire il cui culto nell’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, forse l’Egitto, e il martirio.

La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici la vita della martire, che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia.

Il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da molti pretendenti.

La giovane, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio e prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi s’immerse tre volte.

Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della Trinità.

Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma la giovane, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire.

Nuovamente catturata, Barbara venne condotta dal padre davanti al magistrato, affinché fosse uccisa crudelmente.

Il prefetto Marciano cercò di convincere la ragazza a recedere dal suo proposito ma, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole il corpo in panni rozzi e ruvidi, al punto da farla sanguinare in ogni parte.

Durante la notte, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata, poi il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture.

 Poi, il prefetto la condannò al taglio della testa e fu il padre stesso che eseguì la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele genitore, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.

L’imperatore Giustino, nel VI secolo, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall’Egitto a Costantinopoli, poi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono portate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello nel 1009.

Il culto della martire fu molto diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel, e si sviluppò poi durante le Crociate in Toscana, in Umbria e nella Sabina.

Barbara è la protettrice degli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori e dei vigili del fuoco.