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Un gruppo che, nella Milano degli anni Settanta, raccontò in musica la Resistenza…

Gli Stormy Six fecero il loro debutto nel 1966, durante il periodo beat e il loro primo singolo fu una cover di All Or Nothing degli Small Faces, con il titolo italiano di Oggi piango.

Nel 1967 ebbero la possibilità di suonare come supporters dei leggendari Rolling Stones, nella loro tournée italiana e un anno dopo pubblicarono un altro 45 giri dal titolo Lui verrà.

Il gruppo nel 1969 pubblicò il primo Lp, Le idee di oggi per la musica di domani, condizionato dai suoni psichedelici di Claudio Rocchi, poi sostituito al basso, per divergenze artistiche, da Massimo Villa.

Nel frattempo gli Stormy Six cominciarono a partecipare a numerosi eventi musicali, come il Festival Pop di Viareggio nel 1971, con alcuni componenti del gruppo Pacco, tra i quali l’esordiente Eugenio Finardi.

In seguito parteciparono al Davoli Pop di Reggio Emilia poi al Disco per l’Estate nel 1972 con Sotto il bambù.

All’uscita del secondo Lp L’unità, nel 1972, la canzone La manifestazione fece ottenere al gruppo un vastissimo consenso da parte del pubblico per la diversa visione della storia che il gruppo proponeva parlando degli eventi che hanno portato all’ Unità d’Italia, tra il 1860 e il 1864 in modo diverso dal solito.

Mentre  Milano era attraversata da contestazioni studentesche e lotte sociali, gli Stormy Six in Guarda giù dalla pianura del 1974, proposero le cover di canzoni di protesta che provenivano da tutto il mondo, firmate da Theodorakis, Woody Guthrie, Ewan Mac Coll, Cuba Si e Yanquis No.

Il gruppo divenne una presenza fissa nelle principali manifestazioni della contestazione studentesca e nel 1974 e 1975 parteciparono al Festival di Renudo al Parco Lambro di Milano.

Nel 1975, quando uscì Un biglietto del tram, gli Stormy Six divennero famosi, con canzoni come Stalingrado, Dante di Nanni, La fabbrica e Arrivano gli americani.

Con questo disco il gruppo inaugurò una struttura discografica autogestita, sostenuta dalla cooperativa L’Orchestra, che fu un punto di riferimento per le realtà della musica italiana, come il Gruppo Folk Internazionale, Mamma non Piangere, Picchio dal Pozzo e artisti come Guido Mazzon, Tiny Rusconi, Andrea Centazzo e Mario Schiano.

Verso la metà degli anni Settanta uscirono gli album Clichè (1976) realizzato con la collaborazione del trombettista Guido Mazzon e di Tony Rusconi alla batteria, e L’ apprendista (1977), sulle prospettive giovanili ricche di speranze e d’illusioni.

Nel 1977 il gruppo propose il primo musical rock italiano, Pinocchio Bazaar, insieme alla compagnia del Teatro dell’Elfo, per la regia di Gabriele Salvatores, dal quale furono estratti i brani Macchina Maccheronica e Sommario, presenti sull’album Macchina Maccheronica del 1980.

La ricerca e la sperimentazione spinsero gli Stormy Six ad aderire al movimento europeo Rock in opposition con altre formazioni come gli Henry Cow, Art Bears, Etron Fou, Univers Zero e Art Zoid III.

Il gruppo, proprio con l’album Macchina Maccheronica, adottò la nuova sigla Macchina Maccheronica / Stormy Six per un rinnovamento musicale, con brani strumentali che si sviluppavano anche in forme atonali ed ebbero ampi consensi dal pubblico non solo italiano, ma anche di altre parti d’Europa.

In Germania, Macchina Maccheronica vinse il premio della critica discografica tedesca come migliore Lp dell’anno.

Con l’album Al volo del 1982, il gruppo propose un ritorno alle origini, ma questo non risolse i problemi economici del gruppo e dell’Orchestra, delusa dai modesti riscontri commerciali.

Per questo motivo gli Stormy Six si sciolsero nel 1982 dopo una serie di concerti d’addio.

Il 10 maggio 1993 tornarono a suonare per un concerto a Milano con la formazione dell’album Al volo e con Carlo De Martini al violino.

Subito dopo uscì il doppio Cd Megafono, con brani dal vivo degli Stormy Six, un disco contenente brani del periodo 1976 -1982, con all’interno un libretto con la storia e le foto del gruppo.