Al Teatro La Fenice di Venezia ha vinto il Premio Campiello 2019, con Madrigale senza suono, edito da Bollate Boringhieri, Andrea Tarabbia.
Al secondo posto c’è Giulio Cavalli, con Carnaio, edito da Fandango Libri, con 60 voti e al terzo Paolo Colagrande con La vita disparì di Einaudi e 54 voti, al quarto posto, con poco distacco, Laura Pariani con Il gioco di Santa Oca di La nave di Teseo con 52 voti e all’ultimo posto Francesco Pecoraro con Lo stradone di Ponte alle Grazie, con 38 voti.
La prima edizione del Campiello si tenne nel 1963 a Venezia nell’isola di San Giorgio e vide come vincere il romanzo di Primo Levi La Tregua.
Essendo nato a Venezia il premio aveva bisogno di un simbolo legato alla storia della città, che fu trovato da Edilio Rusconi, allora giornalista, che trovò nel tipico spazio della vita pubblica veneziana, il campiello, lo spunto per la manifestazione culturale, con la partecipazione di 300 lettori nella Giuria popolare, e il legame con la città.
Il campiello, infatti, nella tradizione veneziana ha rappresentato un luogo d’incontro e di scambio culturale e mercantile per i suoi abitanti, come nel teatro di Carlo Goldoni, con la Venezia settecentesca delle calli e dei campielli, un mondo affollato da personaggi di ogni ceto sociale di cui l’autore raccontò vizi e virtù.
La statuetta che è consegnata al vincitore del Campiello è la riproduzione in argento del pozzo veneziano ancora presente in molti campielli, detto la vera da pozzo, fondamentale per la città poiché era l’unica fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile.
Iconograficamente il premio prende spunto dalla vera da pozzo di San Trovaso nel sestiere di Dorsoduro a Venezia.
Il Campiello, in seguito, fu ospitato in contesti tra i più rappresentativi della storia e della cultura della città quali ad esempio La Fenice e Palazzo Ducale: palcoscenici di una città unica dove, hanno calcato la scena, e si avvicendano ancora oggi i più importanti nomi della cultura italiana.
Oggi il Premio, ritenuto uno tra i più importanti nel panorama editoriale italiano, ha visto il successo delle opere in concorso confermato sia dalle vendite che dalle trasposizione cinematografica di alcuni di esse.
Si è dimostrata efficace l’idea iniziale di una duplice giuria, una tecnica e una popolare, la prima per nominare i cinque finalisti scelti tra quanti vengono indicati ammissibili al premio, la seconda, che varia ogni anno ed è composta da 300 lettori, chiamati a scegliere il vincitore, i cui nomi sono segreti fino alla sera della cerimonia, a garantire la totale indipendenza di giudizio.
Il Campiello ha anche inaugurato per primo la formula di una giuria popolare, poi esportata in altre manifestazioni nel corso degli anni, letterarie e non.