Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, si trova su una delle prime colline che si vedono dalla pianura, che formando una stretta valle, permette di vedere la pianura e le colline retrostanti, oltre alla strada di fondovalle. 

Dell’originario castrum romano, risalente al III secolo a. C, rimane una traccia nel nome castrum arquatum che indicava la forma arcuata del borgo. 

Le prime notizie risalgono all’ottavo secolo, sotto i Longobardi, quando un signore locale detto Magno aiutò nel 758 a riedificare la chiesa Collegiata, in seguito, nel 772, cedette la chiesa e il borgo stesso al vescovo di Piacenza.

Nel 1220 lo stesso vescovo mise all’asta il borgo che fu acquistato dagli arquatesi per 700 lire piacentine, oltre ad acquisire diritto di riscuotere le decime della chiesa.

Dopo un lungo  periodo di governo comunale, nel 1290 il borgo divenne uno dei feudi del piacentino Alberto Scoto che allora stava estendendo la sua influenza nel contado.

Scoto mantenne il potere fino al 1317 quando i Visconti divennero i padroni del borgo fino alla fine della dinastia; in seguito passò agli Sforza che nel 1466, lo cedettero al ramo cadetto degli Sforza di Santa Fiora.

Nel 1707, con gli Sforza di S. Fiora ormai estinti, Castell’Arquato divenne parte del Ducato di Parma e Piacenza, poi passò ai Borbone e dopo il Congresso di Vienna fu unito al Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla governato da Maria Luigia d’Austria e nel 1860 divento parte del regno di Italia.

La chiesa Collegiata, consacrata all’Assunta nel 1122, fu edificata con l’arenaria locale, che le conferisce un aspetto massiccio e severo tipico degli edifici romanici. Le absidi sono movimentate da elementi verticalizzanti e vari archetti. La facciata non possiede elementi decorativi, mentre l’ingresso laterale, è ornato da una lunetta risalente al 1140. L’interno presenta una cappella dedicata a S. Caterina, con una serie di affreschi risalenti alla seconda metà del ‘400.

Eretta su ordine di Luchino Visconti tra il 1342 e il 1347, la rocca Viscontea è situata sul fianco della collina con due balze separate da un forte dislivello. Nel recinto merlato, dall’insolita pianta a L, troviamo sei torri con una pseudo torre, oltre a quattro ingressi con ponte levatoio e circondati da un fossato. Il mastio, alto circa 35 m, fu dapprima una prigione e oggi è la sede di un piccolo museo.

Il palazzo del Podestà fu costruito a partire dal 1293 su ordine di Alberto Scoto e poi in epoca tardo viscontea fu ampliato con delle nuove ale. L’ingresso conduce direttamente al primo piano, mentre le finestre hanno decorazioni in terracotta stampata. Sulla muratura troviamo tracce di pitture e alcuni stemmi in pietra.

Nel Quartiere Monteguzzo, sviluppatosi nella parte bassa della collina alla fine del XIII secolo, troviamo il Palazzo di giustizia, costruito intorno al 1292 su ordine di Alberto Scoto, inizialmente doveva essere la sede del giudice, ma fu infine utilizzato come dimora dallo stesso Scoto.

Alla base si trova la fontana che convoglia l’acqua di due sorgenti situate oltre le mura. Sul muro della fontana sono visibili gli antichi stemmi del borgo, risalenti alle famiglie Scotti e De Spectinis. All’altezza del primo piano troviamo una serie di finestre a sesto acuto con cornici in cotto che dimostrano una seconda fase costruttiva quattrocentesca.

Nello stesso quartiere è situata una casa a graticcio databile al tardo Quattrocento, che rimane l’unica testimonianza nel borgo di questo sistema costruttivo diffusosi a partire dal Trecento.

Il torrione Farnese probabilmente fu edificato nel 1530 su ordine di Bosio II Sforza di Santa Fiora, che fu il signore di Castell’Arquato dal 1527 al 1535. Rimane un edificio dalle caratteristiche architettoniche particolari, che ne rendono problematica l’interpretazione.