I XV Giochi Olimpici si tennero a Melbourne, in Australia, dopo che la decisione di disputare l’Olimpiade nell’emisfero australe, presa a Roma durante la sessione Cio del 1949, suscitò perplessità.

Vi furono numerose candidature fra cui quella di Buenos Aires, ma alla fine si decise che da quel momento in poi ciascun paese avrebbe potuto presentare una sola candidata, nel caso di più richieste da diverse città.

La prima, storica, incursione a sud dell’equatore vide protagoniste le numerose vicende politiche, dal momento che l’invasione dei carri armati russi a Budapest pochi giorni prima dell’apertura dei Giochi portò molti stati a protestare per l’ammissione dell’Urss e a boicottare la manifestazione, mentre la questione del Canale di Suez portò Iraq e Libano a uscire dai Giochi a seguito dell’invasione franco-britannica e Mao, dopo aver saputo della presenza della Cina di Taiwan, ritirò la squadra della sua Cina.

A questi problemi se ne aggiunsero altri, come una particolare legge australiana, che vietava l’importazione di animali senza un lungo periodo di quarantena, al punto che costrinse gli organizzatori a spostare a Stoccolma le prove di equitazione nel mese di giugno.

I Giochi Olimpici di Melbourne furono i primi a essere celebrati con l’americano Avery Brundage, grande sostenitore di de Coubertin e del suo spirito olimpico, che riuscì a mettere insieme le due Germanie, presenti in Australia sotto un’unica bandiera.

La preparazione dell’evento vide l’accordo fra la città di Melbourne e lo Stato di Victoria, che si divisero gli oneri dell’impresa, così il Melbourne Cricket Ground fu modificato per essere uno stadio olimpico, furono costruiti un nuovo velodromo e una nuova piscina e il villaggio olimpico venne ospitato con successo in un quartiere già destinato alle abitazioni popolari.

Così il 22 novembre 1956 Ron Clarke, leggenda delle prove di resistenza, accese la fiamma che dava inizio alla manifestazione, che fu la prima trasmessa in televisione.

Vi presero parte 3342 atleti di 72 paesi e per Kenya, Etiopia, Isole Figi, Liberia, Uganda, Malesia e Borneo settentrionale fu la prima partecipazione.

Il programma delle gare fu uguale a quello di quattro anni prima, tranne per l’aggiunta in atletica della prova di marcia sui 20 km e, nel nuoto, dei 200 m farfalla.

Ma le tensioni politiche ebbero forti ripercussioni sulle gare, al punto che la semifinale di pallanuoto fra Urss e Ungheria, vinta dai magiari, fu uno scontro che durò anche dopo la fine del match.

La spedizione americana confermò il numero di medaglie, ben 74, ma perse la leadership a favore dell’Unione Sovietica con 98, sempre più decisa ad affermare la propria forza nello sport. Nella ginnastica si fece notare una ragazza, Larissa Latyninam, che salì sei volte sul podio, riuscendo a ripetersi sia a Roma che a Tokyo, conquistando il primo posto nella storia dei campioni più medagliati di sempre con 18 allori.

Restò negli annali anche la performance del discobolo americano Al Oerter, che in Australia ebbe la prima di quattro medaglie d’oro consecutive nella stessa specialità, impresa che anni dopo riuscì solo a Carl Lewis.

Le competizioni di basket furono dominate dagli Stati Uniti, guidati dai fuoriclasse Bill Russell e Kenneth Jones, poi stelle Nba nei Boston Celtics.

Gli italiani ebbero una tripletta nella spada individuale, oltre all’oro nella gara a squadre, nel fioretto individuale ci fu argento per Bergamini, sconfitto dal francese D’Oriola, e bronzo per Spallino, e ancora oro nella gara a squadre e nella sciabola, invece, si ebbe la conferma della scuola ungherese, con il primo oro di Rudolf Karpati.

Nel ciclismo si fece notare il veneto Leandro Faggin, oro nel km da fermo e nell’inseguimento a squadre insieme a Gasparella, Domenicali e Gandini.

Con la spedizione tricolore era presente anche il nuotatore napoletano Carlo Pedersoli, noto poi con lo pseudonimo di Bud Spencer, diventando uno degli attori re del western comico con Terence Hill.