Walter Tobagi

Era una mattina di fine maggio del 1980, quando a Milano venne ucciso Walter Tobagi, giornalista coraggioso, che non aveva paura di scrivere quello che pensava….

Walter Tobagi nacque il 18 marzo 1947 a San Brizio, una piccola frazione a sette chilometri da Spoleto, in Umbria.

Quando aveva otto anni la sua famiglia si trasferì a Bresso, vicino Milano, dove il padre Ulderico lavorava come ferroviere.

Walter cominciò a occuparsi di giornali al ginnasio, come redattore della storica «Zanzara», il giornale del liceo Parini, celebre per un processo provocato da un articolo sull’educazione sessuale, di cui divenne in poco tempo il capo redattore.

Dopo il liceo, Tobagi fu assunto all’Avanti! di Milano, ma pochi mesi dopo passò al quotidiano cattolico Avvenire, a quel tempo al centro di un profondo rilancio.

Walter si occupava di ogni argomento possibile, anche se gran parte del suo lavoro vedeva un profondo interesse per i temi sociali, l’informazione, la politica e il movimento sindacale, cui dedicava molta attenzione anche nel suo lavoro come professore universitario e ricercatore.

Ma il giornalista non trascurò i temi economici, con inchieste a puntate sull’industria farmaceutica, la ricerca, la stampa, l’editoria oltre alla politica estera, con i convegni sull’Europa, articoli sul Medio Oriente, sull’India, sulla Cina, sulla Spagna del dopo franchismo, sulla guerriglia nel Ciad, sulla crisi della Tunisia, sulla Grecia dei colonnelli e sulle prospettive politiche dell’Algeria.

Tobagi nel terreno politico e sindacale indagò a lungo sui congressi provinciali dei partiti e scrisse profili di Sandro Pertini e Pietro Nenni, oltre a lunghi servizi sulla condizione di lavoro dei siderurgici, dei lavoratori della Fiat Mirafiori, sull’autunno caldo del 1972, sull’inquadramento per gli operai e gli impiegati, sull’organizzazione del lavoro antiquata, sui dibattiti per l’unità sindacale dei metalmeccanici e delle tre confederazioni.

L’impegno maggiore di Walter fu però legato alle vicende del terrorismo, con le bombe di piazza Fontana, con le piste su Valpreda,  Pinelli, Merlino oltre a Freda e Ventura, fino alla morte del commissario Calabresi.

Tobagi s’interessò anche della morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, avvenuta su un traliccio a Segrate per l’esplosione di una bomba, in circostanze rimaste misteriose, oltre alle prime iniziative militari delle Br e alla guerriglia urbana per le strade di Milano.

Arrivato al Corriere d’Informazione e poi al Corriere della Sera, durante il sequestro Moro il giornalista seguì ogni fase della mancata trattativa, raccontando tutto ciò che avrebbe potuto salvare il presidente della Dc.

Tobagi poi denunciò i pericoli del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, come molti segnali avevano indicato.

Il 27 maggio 1980, presiedette un incontro al Circolo della stampa di Milano sul caso Isman, un giornalista del Messaggero, arrestato per aver pubblicato un documento sul terrorismo.

Verso le 11 del 28 maggio Tobagi, uscito dalla propria abitazione. mentre si stava recando in garage per prendere l’auto, venne freddato con cinque colpi di pistola da un commando di terroristi, poi catturati in poco tempo, grazie alle dichiarazioni di Marco Barbone, leader della Brigata XXVIII Marzo, in seguito identificato come il killer del giornalista.

Tobagi è sepolto nel cimitero di Cerro Maggiore (Mi), paese di origine della moglie, nella tomba di famiglia. Cerro Maggiore ha intitolato al giornalista anche la scuola elementare e una via che porta alla frazione di Cantalupo.