Presso il Museo d’Arte Provincia di Nuoro, in via Satta, fino a domenica 15 novembre la mostra Il regno segreto. Sardegna – Piemonte: una visione postcoloniale, a cura di Luca Scarlini racconta in un’indagine, attraverso il lavoro di artisti, musicisti e intellettuali, la relazione tra Sardegna e Piemonte a 300 anni dall’arrivo dei Savoia a Cagliari.

Nel 1700 Carlo II di Spagna morì senza eredi, e, per disposizione testamentaria del defunto, fu proclamato Re di Spagna, con il nome di Filippo di Borbone, duca d’Angiò e nipote della sorella di Carlo II, Maria Teresa di Spagna, ma anche nipote del Re di Francia Luigi XIV, a condizione che rinunciasse per sempre ai suoi diritti sulla Corona francese.

Temendo l’unione di Francia e Spagna, si formò una coalizione tra Inghilterra, Olanda e Austria, e nel 1703 il principe Carlo d’Asburgo fu proclamato Re di Spagna col nome di Carlo III.

La Sardegna si divise in due fazioni, a favore dell’uno o dell’altro re, e quando nel 1708 un contingente militare agli ordini degli Asburgo si presentò nel Golfo di Cagliari, che, dopo un furioso bombardamento navale, si arrese il 13 agosto.

Nel marzo 1713, con il Trattato di Utrecht, e l’anno successivo con il Trattato di Rastadt, a Filippo V fu concesso di rimanere sul trono di Spagna, ma deve cedere il possesso di Minorca alla Gran Bretagna; quello dei Paesi Bassi, di Napoli, del ducato di Milano e della Sardegna, agli Asburgo, e la Sicilia e una parte del Milanese alla casa Savoia.

Ma Filippo V di Spagna non accettò il trattato e, sostenuto dal suo primo ministro, il cardinale Alberoni, riprese le ostilità per riappropriarsi della Sicilia e della Sardegna.

La guerra si risolse in un disastro, poiché gli Spagnoli furono sconfitti dall’Alleanza composta da Inghilterra, Savoia, Austria e Olanda.

Seguì il Trattato di Londra del 1718, nel quale fu convenuto che la casa Savoia dava la Sicilia all’Austria in cambio della Sardegna.

Dal 1720 tutti gli stati appartamenti a casa Savoia sono il Regno di Sardegna, per il quale l’amministrazione statale usò l’aggettivo Sardo in tutti gli atti del Regno, e la cittadinanza dei sudditi fu quella Sarda, fino a quando non sarà sostituita, nel 1861, con il termine italiana.

L’esposizione raccoglie opere d’arte, documenti, manufatti, testi letterari, illustrazioni, ceramiche, fotografie e spartiti musicali, provenienti da prestigiose istituzioni italiane, oltre a una sezione dedicata all’animazione curata da Fondazione Sardegna Film Commission che, ha sviluppato quattro sperimentali corti dedicati agli illustratori sardi attivi in Piemonte nel Novecento.

Adottando una prospettiva postcoloniale, il percorso espositivo illustra il processo di e influenza reciproca tra Sardegna e Piemonte, con la libera reinvenzione di segni e stili protrattasi per oltre due secoli, ricco di storie, prolifici incontri e grande mobilità, narrato per lo più dalla storiografia sarda e con vari equivoci da quella piemontese.

La mostra è corredata da un ampio catalogo monografico edito da Ilisso con saggi inediti appositamente commissionati a scrittori e autori sardi e piemontesi come Marcello Fois, scrittore, commediografo e sceneggiatore, Gianni Farinetti, giallista, sceneggiatore e regista, Maria Paola Dettori, storica dell’arte, Luciano Marrocu, storico e scrittore, e Luigi Fassi, direttore del Man.

La mostra è visitabile dalle 10 alle 19, tutti i giorni tranne il lunedì, mentre i biglietti hanno un prezzo di 5 euro intero, ridotto dai 18 ai 25 anni 3 euro, gratuito under 18 e nella prima domenica del mese.