Il 15 giugno 1801, nasceva a Milano Carlo Cattaneo, uomo politico lombardo, dalla personalità eclettica, filosofo, pensatore, scrittore e studioso, fu a capo delle 5 giornate di Milano. Figlio dell’illuminismo lombardo del ‘700 fiducioso nel progresso economico e scientifico, ma contrario alle teorie socialrivoluzionarie che si stavano affacciando nel periodo. Molto attento alla realtà dell’Europa del centro-nord, che a quelle mediterranee o francesi. In particolare della Francia e dei suoi moti rivoluzionari, ripudierà sempre le scelte violente.

A oltre duecento anni dalla nascita, sorprende ancora oggi la lucidità del pensiero e la lungimiranza nelle vedute politiche, tecniche e scientifiche.

E’ stato uno dei protagonisti più originali, ma anche più dimenticati e via via isolati del Risorgimento, per le sue idee federalistiche e per le sue posizioni decisamente antisabaude. A Cattaneo premevano molto la salvaguardia delle libertà democratiche e le autonomie locali, contrario all’unità nazionale ottenuta a colpi di annessioni forzate, plebisciti dubbi e soprattutto verso quell’uniformità amministrativa che si stava palesando. Rifiutò anche il seggio nel neonato parlamento italiano, fu esule in Svizzera, dove realizzò alcuni fondamentali progetti di modernizzazione. Della Svizzera ammirava, oltre alla gestione politica, l’appartenenza apparentemente armonica a realtà culturali e a zone economiche diverse. Il bicentenario della nascita di Cattaneo venne ricordato maggiormente più in Svizzera, che in Italia, con numerose iniziative: mostre, convegni, pubblicazione di opere e di carteggi.

Carlo Cattaneo, nacque da padre milanese titolare di un’oreficeria, ma che andò incontro ad alcuni rovesci finanziari. La sua era una famiglia attiva culturalmente che gli permise di proseguire gli studi, dove eccelleva. Passa anche un periodo dell’adolescenza in due seminari a Lecco e Monza, per approfondire gli studi classici, che avrebbero potuto avviarlo anche con successo alla carriera ecclesiastica. A 17 anni lascia alle spalle il periodo del seminario e prosegue gli studi presso altri due licei municipali di Milano, avviandosi così verso una formazione del tutto laica e positivistica, ma con una forte matrice classica.

A 18 anni, sulla spinta dei suoi insegnanti del liceo, si avvicinò al gruppo d’intellettuali progressisti come Silvio Pellico, Piero Maroncelli e Gian Domenico Romagnosi, che dirigeva il periodico bisettimanale “Il Conciliatore”, espressione del primo Romanticismo lombardo, più volte censurato dagli austriaci per le sue idee liberali, e che fu poi soppresso. Rimarrà sempre forte il legame con il giurista Romagnosi, di cui ammirerà il rigore del metodo, lo studio dei fatti concreti e il rifiuto di ogni filosofia astratta. Un legame stretto che lo portò anche a testimoniare in suo favore, dopo che era stato arrestato nel 1821.

Nel 1820, dopo aver terminato gli studi liceali a soli diciannove anni, ottenne l’incarico d’insegnare prima latino, presso la Congregazione Municipale di Milano, poi scienze umane, al ginnasio comunale di Santa Marta, dove restò per quindici anni, scontrandosi anche spesso con i suoi colleghi. Fondamentali, in questo suo ulteriore periodo di crescita, per la sua formazione culturale, furono le frequentazioni quasi quotidiane alla Biblioteca di Brera e all’Ambrosiana, oltre a quella personale dello zio paterno Antonio Cattaneo, farmacista e studioso di chimica.

Nel 1824 Cattaneo si laureò a Pavia in giurisprudenza, ma non esercitò mai la carriera forense. Accanto all’insegnamento scolastico nei licei milanesi, dal 1828 iniziò anche l’attività di giornalista pubblicista e consulente letterario e legale del gruppo editoriale che faceva capo agli “Annali universali di statistica”, precedentemente diretto dal Romagnosi. Dal 1829 iniziò a collaborare agli “Annali” e dopo il 1833 divenne sovrintendente della casa editrice che li pubblicava. Collaborò inoltre a numerosi periodici tra i quali “L’Eco della Borsa”, facendo crescere ulteriormente l’impegno in campo editoriale e nel 1835, ottenne di lasciare la scuola, pensionato per motivi di salute.

Il 1835 con la morte di Romagnosi, Cattaneo, si trovò a raccoglierne l’eredità culturale e anche la sua difesa in polemica con Antonio Rosmini vide quest’ultimo, nel 1836, appellarsi direttamente all’imperatore per ottenere un intervento riparatore proprio contro Cattaneo. Nello stesso periodo si sposò, nonostante l’opposizione della famiglia di lei, la nobile anglo-irlandese Anna Pyne Woodcock.

Nel 1837 pubblica il saggio sul “Nesso della nazione e della lingua Valacca coll’Italiana”, quindi su richiesta del governo britannico nel 1837, scrisse sulla politica inglese in India e sui sistemi d’irrigazione applicabili all’Irlanda. Nello stesso periodo prende a interessarsi in modo sempre più diretta e pratica ai problemi della costruzione della ferrovia Milano – Venezia. Il suo era un coinvolgimento che divenne sempre più partecipato poiché segretario della sezione lombarda della società costruttrice, e poi come segretario generale, incarico da cui venne dimesso nel 1838 per contrasti sull’affidamento del progetto.

Dal 1839 al 1844 mostra la sua straordinaria vastità d’interessi, pubblicando in 41 fascicoli articoli di letteratura, filosofia, urbanistica, economia industriale e agraria, statistica, finanza, chimica, politica doganale. Lavori che gli valsero l’approdo a quella che era la più prestigiosa istituzione accademica del regno, l’Istituto lombardo – veneto, di cui divenne membro nel 1843. L’anno dopo, alla censura austriaca che si abbatté inesorabile anche sul giornale “Politecnico” e poi sul suo “Cisalpino”.

Quando scoppia la rivolta contro Vienna è convinto di una nascita di una nuova nazione che avrebbe portato il regno asburgico a diventare, uno stato federato come la Svizzera o gli Stati Uniti, in cui il Lombardo – Veneto avrebbe potuto godere di maggiori libertà, senza aver dover ricorrere alle armi.

Da parte sua pensa a richieste di maggiore autonomia del Regno Lombardo-Veneto e non di altre zone dalla corte viennese, pensando a una politica non violenta per avanzare tali richieste, per la sua visione pratica del modo di agire. “Siamo i più ricchi dell’Impero, non vedo perché dovremmo uscirne”. Nel 1848 a Milano Cattaneo ottenne alcune concessioni dal vicegovernatore austriaco, subito annullate dal generale austriaco Josef Radetzky.

Non convito sulla rivolta, come lo era invece la popolazione milanese per liberarsi degli austriaci, era molto dubbioso anche sugli aiuti promessi da Carlo Alberto di Savoia, con l’invio di 40mila fucili e uomini. E i fatti gli diedero ragione. Il 18 marzo del 1848, scoppiò la rivolta a Milano, Cattaneo, superati i dubbi iniziali, il 20 si pose alla testa dei patrioti dando vita a un Consiglio di guerra. Il 21 marzo entrò a furor di popolo a far parte del Comitato di guerra, con l’incarico di dirigere le operazioni militari, la propaganda e il servizio d’informazioni. Fu in questa veste che determinò il rifiuto della proposta di armistizio avanzata da Radetzky e la vittoria degli insorti. Pensò e organizzò le 1700 barricate, elaborò il piano strategico che portò a dividere l’esercito austriaco costringendolo nel Castello.

Entrò però in forte contrasto con il governo provvisorio milanese che, temendo la rivincita austriaca, auspicava sempre l’intervento piemontese e temporeggiava in attesa che arrivasse. Il Comitato di guerra fu sciolto il 31 di marzo. Cattaneo in quel frangente disse: “Le famiglie regnanti sono tutte straniere. La città è dei combattenti che l’hanno conquistata”. Cattaneo rifiutò allora ogni altro incarico offertogli, da quello di ambasciatore a Londra, dimettendosi da ogni altro ruolo istituzionale. Ingaggiò una dura lotta con i moderati al potere e la classe nobiliare milanese tra questi anche il Manzoni, fu fatto oggetto di calunnie e persecuzioni, con una sorta di damnatio memoriae. Lanciando un allarme al popolo milanese: “Al primo levar del sole tutta la mia nidiata è corsa a razzolar nel letamaio del re”. Intuendo sin da prima delle sommesse che: “Il nemico nostro più formidabile non è Radetzky”.

Cattaneo abbandonò Milano dopo il fallimento dell’insurrezione, si tenne in seguito lontano anche dalla politica attiva, pure se eletto deputato alla Camera italiana nel 1860 e nel 1867 non partecipò mai alle sedute, anche per non dover prestare giuramento alla corona e ai Savoia.

Riparò con la moglie in Svizzera e si stabilì definitivamente a Castagnola, collina sopra Lugano in Svizzera, dove divenne un personaggio importantissimo per l’ammodernamento della Confederazione. Fu uno dei fondatori e il primo Rettore del Liceo di Lugano, che volle fortemente per creare un’istruzione pubblica laica libera dal giogo della Chiesa, al fine di formare quella classe borghese liberale e laica che era alla base dello sviluppo economico del resto della Svizzera. Ebbe voce in capitolo sullo sviluppo dei trasporti e in particolare delle ferrovie e dei valichi, soprattutto in Canton Ticino. In particolare in favore della linea ferroviaria del San Gottardo quale asse di collegamento tra il Sud e il Nord dell’Europa.

Nel 1860 in un estremo tentativo di politica italica si recò a Napoli per incontrare Garibaldi, ma tornò subito in Svizzera, perché deluso ancora dal soggetto e dall’impossibilità di formare una confederazione di repubbliche nella penisola, che mantenessero la loro storia, cultura e identità.

Progetto già saltato in precedenza con l’aborto degli accordi di Plombières del 21 luglio 1858, erano accordi verbali segreti, stipulati fra l’imperatore Napoleone III e Cavour.

Morì in esilio a Lugano il 6 febbraio 1869, venendo sepolto inizialmente a Castagnola. In seguito trasferito poi al Cimitero Monumentale di Milano, con il prefetto milanese che impedì il corteo e qualsiasi forma di manifestazione, ma la popolazione lombarda accorse ad accogliere il feretro lungo tutto il percorso. Il 23 marzo 1884 venne traslato nell’ancora incompleto Famedio, e posto in un sarcofago sormontato dallo stemma della città, posto accanto a quello identico contenente le spoglie del vecchio nemico Alessandro Manzoni.

A Carlo Cattaneo dal 1965 è dedicato l’omonimo istituto di ricerca, numerose vie nelle principali città e comuni, diverse scuole e l’università privata di Castellanza.