Nella frazione dei Becchi, solo poche case del piccolo borgo di Colle Don Bosco il 14 agosto  1815 nacque Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, canonizzato da Pio XI nel 1934.

La Basilica di Don Bosco si trova dove un tempo era la cascina Biglione, di cui il padre Francesco era mezzadro e dove nacque Giovanni.

La Basilica è formata da due chiese sovrapposte, la prima pietra fu benedetta l’11 giugno 1961, mentre nel 1965 fu aperta al culto la sola chiesa inferiore, con una capienza di 700 posti.

Francesco morì quando Giovanni aveva solo due anni e Mamma Margherita si trasferì, con i tre figli e la suocera, in una tettoia comperata dal padre qualche mese prima di morire e ristrutturata ad abitazione, oggi sede di un piccolo museo che ospita antiche foto della collina e richiama i valori educativi, oltre all’umiltà della famiglia Bosco e della vita contadina di un tempo.

In quella casa Giovanni fu educato da Margherita secondo i principi dei valori umani e cristiani, tra la stalla, la stanzetta che era anche la cucina e, al piano superiore, la cameretta della mamma e della nonna e la stanzetta del sogno, sogno che Giovannino fece tra i nove e i dieci anni e che l’avrebbe guidato per tutta la vita.

Nella piazza, dove c’e oggi il Santuarietto di Maria Ausiliatrice, si trovava la casa di Antonio Bosco, il fratello maggiore di Giovanni, giovane che ebbe un rapporto molto complicato con la famiglia.

Il tempio nacque nel 1915 da un’idea dei Cooperatori salesiani, per celebrare il centenario dell’istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice da parte di papa Pio VII (24 maggio 1815) e quello della nascita di Don Bosco.

Alla costruzione contribuirono ragazzi di tutto il mondo, come ricorda una corona di stemmi che corre sotto il tetto, mentre il progetto fu dell’architetto salesiano Giulio Valotti, con la statua di Maria Ausiliatrice opera delle Scuole Professionali Salesiane di Barcellona (Spagna).

A fianco e quasi di fronte alla casetta si trova la dimora del fratello Giuseppe, cui Don Bosco era molto legato, che si sposò a vent’anni, e qui costruì la sua casa, con una stanza al primo piano riservata a Giovanni e una al pianterreno poi destinata a cappella.

Quest’ultima fu benedetta da Don Bosco nell’ottobre 1848, mentre il granaio e il fienile divennero dormitorio autunnale per i ragazzi dell’Oratorio che trascorrevano qui le vacanze per la vendemmia, dove festeggiavano la Madonna del Rosario e quindi partivano per le famose passeggiate autunnali.

Sul muro della casa c’è una meridiana con la scritta che scandì gli anni di studio del chierico Bosco “Afflictis lentae – celeres gaudentibus horae” cioè “Le ore passano lente per coloro che sono tristi, velocemente per chi è nella gioia”.

Il monumento nella piazzetta centrale del Becchi ricorda gli inizi di Giovanni come giovanissimo animatore attraverso l’arte della giocoleria e del saltimbanco su questi prati, che poi usò. anche per il gioco in Oratorio, cioè serietà nella preparazione e sano e intelligente divertimento con finalità formative.

A ovest si trova il prato che, a nove anni, Giovannino vide nel sogno profetico della sua futura missione, che gli prefigurò una vita completamente spesa per i giovani, diventando prete.

Nel prato del sogno dei nove anni si trova la statua in bronzo di Mamma Margherita di Enrico Manfrini (1992), corredata da cinque formelle in bronzo che illustrano episodi della sua vita ai Becchi, dove i bisognosi sapevano di poter trovare un cuore accogliente per qualsiasi necessità.