Compagno della scrittrice Gianna Manzini, Enrico Falqui fu anche uno dei saggisti più raffinati del Novecento italiano…

Enrico Falqui nacque a Frattamaggiore, vicino a Napoli, il 12 ottobre 1901 da Gaetano e Angelina Carlomagno, entrambi sardi, e fin dalla giovinezza visse a Roma, dove esercitò per tutta la vita, la professione di critico letterario.

Quando La Fiera letteraria milanese, fondata nel 1925 da Ugo Fracchia, passò le consegne a L’Italia letteraria nel 1929, il ventottenne Falqui vi assunse l’incarico di redattore-capo, dove rimase fino al 193.

I saggi di Rosso di sera (1935), La casa in piazza (1936), Sintassi (1936) e Ricerche di stile (1939) mettevano a punto un serio nucleo di pensiero critico e una prassi operativa che per Enrico consisteva nella ferma persuasione dell’impegno letterario non meno utile e attuale di quello ideologico e politico.

Da ricordare anche la collaborazione a Circoli, con Adriano Grande, tra il 1937 e il 1938 e nel periodo 1933-1944 scrisse assiduamente sulla rivista Quadrivio, diretta a Roma da Telesio Interlandi.

Ma fu proficua anche la collaborazione alle due riviste dirette da Ugo Ojetti, Pègaso (1929-1933) e Pan (1935), che negli anni del consenso al fascismo, professavano una moderata tolleranza.

Come intellettuale di primo piano, Falqui partecipò al convegno degli scrittori europei a Weimar nell’ottobre 1942.

Quando gli alleati nel giugno 1944 entrarono a Roma, sulle riviste Risorgimento liberale di Pannunzio e Il Tempo di Angiolillo e Rèpaci il giovane saggista intensificò la sua opera di scoperta dei valori letterari del Novecento, come anche nella collaborazione a Il Tempo, di cui curò la terza pagina, a cominciare dal 1948, e la maggior parte degli scritti furono riuniti nella quarta parte del Novecento letterario (1954).

Intorno all’origine, allo svolgimento e alla funzione della terza pagina condusse un’Inchiesta per conto del Terzo Programma della Rai che ne trasmise i risultati nelle tre serate dell’11, del 18 e del 25 novembre 1952, e poi li raccolse nel XXX volume dei suoi Quaderni, dove presero parte settanta giornalisti, scrittori e critici, con circostanziati riferimenti anche ai paesi stranieri.

Nel 1954 Falqui iniziò la raccolta, scelta e riordinata di tutti i suoi scritti critici e polemici, antichi e recenti, sotto il nome di Novecento letterario (1954-1969).

Come integrazione del Novecento letterario, pubblicò anche Giornalismo e letteratura (1969), dove dimostrava come l’esperienza del pubblicista, del saggista, del critico militante, univa in un profondo rapporto la terza pagina con gli aspetti e i caratteri della civiltà letteraria contemporanea in sintonia con l’evolversi del giornalismo italiano.

Lavorando ininterrottamente fino all’ultimo, Falqui morì a Roma il 16 marzo 1974.