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Uno scrittore che rivoluzionò il noir giapponese…

Seicho Matsumoto nacque il 21 dicembre 1909 nel quartiere di Kokura Kita, di Kitakyushi, presso la prefettura di Fukuoka.

Dopo essersi diplomato alla scuola elementare, Seicho venne assunto in una società di servizi, e progettò i layout per l’Asahi Shimbun a Kyushu.

Prestò servizio nella seconda guerra mondiale come medico in Corea, prima di riprendere a lavorare all’Asahi Shimbun dopo la guerra e si trasferì nell’ufficio di Tokyo nel 1950.

Sebbene Matsumoto non frequentasse né la scuola secondaria né l’università, era molto colto e il suo debutto avvenne nel 1950, quando la rivista Shukan Asahi pubblicò il suo racconto Saigō satsu, che diede inizio alla sua carriera.

Matsumoto scrisse racconti e contemporaneamente vari romanzi, fino a lavorare a cinque contemporaneamente, editi su numerose riviste.

Per i suoi lavori, Matsumoto vinse il Mystery Writers of Japan Prize, il Kikuchi Kan Prize e l’Yoshikawa Eiji Prize for Literature, poi nel 1952 fu insignito del Premio Akutagawa per Aru ‘Kokura-nikki’ den.

Lo scrittore nel 1968 si recò a Cuba come delegato del Congresso Culturale Mondiale e si avventurò nel Vietnam del Nord per incontrare il suo presidente nello stesso anno, oltre ad essere molto interessato all’archeologia e alla storia.

Le opere di Matsumoto hanno creato una nuova visione della narrativa poliziesca giapponese tra psicologia umana e vita ordinaria, dove l’oggetto delle indagini non è solo il crimine, ma anche la società.

Noto per aver reso popolare il genere noir tra i giapponesi, Matsumoto è diventato l’autore più venduto in Giappone negli anni Sessanta e ha collaborato con il regista Yoshitarō Nomura agli adattamenti di otto dei suoi romanzi al cinema, tra cui il classico Castle of Sand.

Il film parte a Tokyo il 12 maggio 1961 quando, sui binari della stazione di Kamata, viene trovato il cadavere sfigurato di un uomo.

E’impossibile identificare i tratti, non c’è alcun nome, e solo due labili indizi che sembrano non portare da nessuna parte, la voce di un uomo anziano, che i testimoni hanno sentito parlare con un accento caratteristico, e una parola, kameda.

Per seguirne le tracce, l’ispettore Eitarô Imanishi è costretto a una lunga e infruttuosa indagine, dove i mesi passano, gli interrogativi non trovano risposte, anzi aprono solo nuove domande, tutte le vie si rivelano vicoli ciechi.

Ma Imanishi, quando una serie di circostanze fortuite lo riporta al caso, cerca il legame tra il primo delitto e altre morti sospette. E dovrà viaggiare per tutto il Paese, e finirà in un pericoloso labirinto fitto d’inganni e false piste, da cui riuscirà a emergere con una sconcertante soluzione.

Seicho Matsumoto mori per un male incurabile, a ottantadue anni, il 4 agosto 1992.