Molti anni fa la saggezza contadina era racchiusa da proverbi e detti che ne facilitavano la comunicazione e la memoria.

L’osservazione del tempo, pioggia, sole, vento, gradine, era un’abilità determinante in una società dedita principalmente all’agricoltura.

Uno di questi giorni era il 2 dicembre, festa di santa Bibiana, martire romana vissuta nel IV secolo, che venne flagellata a una colonna con verghe e pallini di piombo, oggi considerata protettrice contro il mal di testa e l’epilessia.

In Valnerina un detto popolare recita Se piove pe’ santa Bibiana, quaranta dì e ‘na settimana; se radunano tutti i parenti, piove altri dì venti, cioè la pioggia in quel giorno sarebbe durata quarantasette giorni, cui se ne sarebbero potuti aggiungere altri venti nel caso di vento, grandine e neve.

Un altro riferimento meteorologico il giorno di Natale, considerato utile per presagire quello di Pasqua ad esempio il detto Natale co’ lo sole, Pasqua co’ lo carbone diceva che, se a Natale ci fosse stato il bel tempo, Pasqua sarebbe passata davanti a un camino per il freddo.

Anche i primi giorni dell’anno erano osservati con attenzione, infatti, dal 1 al 12 gennaio, giorno per giorno, si poteva avere la previsione dell’intera annata, poiché ogni giorno corrispondeva a un mese e al suo comportamento climatico.

Se il 2 gennaio c’era stata la neve, ci sarebbe stata anche a febbraio e così via.

Un altro metodo per prevedere il tempo era legato alla notte di san Silvestro, il 31 dicembre, quando una cipolla era tagliata in dodici spicchi come i mesi dell’anno, poi su ciascuno di essi veniva posto un chicco di sale e gli spicchi restavano tutta la notte sul davanzale esterno di una finestra.

Al mattino ogni spicchio era osservato con attenzione e quelli in cui il grano di sale si era asciugato pronosticavano mesi asciutti, gli altri con il sale sciolto dall’umidità erano ricchi di pioggia.

Nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, si ricavavano altre indicazioni utili, infatti il detto dice Cannellora, cannellora, se ce piove o se ce nengue dell’inverno sèmo fòra, se ce dà lu sulicillu, sémo a mézzu invernicillu, cioè Candelora, candelora, se piove o se nevica dall’inverno siamo fuori, se c’è il sole, siamo ancora in mezzo all’inverno.

Infine il 4 aprile, giorno della festa di sant’Isidoro, patrono dei contadini, il proverbio Quattro aprilanti, quaranta dì duranti, indicava il tempo dei quaranta giorni successivi alla festa, che sarebbero stati uguali ai primi.