Sono passati nove anni da quel primo settembre quando Sandra Mondaini ci lasciava per raggiungere Raimondo Vianello, l’altra metà di un duo, nella vita e nell’arte, che non solo ha tracciato la storia della televisione italiana, ma ha raccontato la nostra vita con umorismo e simpatia.

Mai sopra le righe, con garbo, ma con un pizzico d’ironia Sandra e Raimondo sono entrati nelle nostre case, non solo ospiti ma amici della quotidianità.

Simbolo prima della Rai e poi di Mediaset, Sandra e Raimondo hanno conquistato il pubblico con il loro umorismo, ma la loro è stata soprattutto una grande storia d’amore.

Raimondo Vianello, nato nel 1922, primogenito di un ammiraglio della Regia Marina si era laureato in Legge, esaudendo i desideri del padre che lo immaginava diplomatico ma, dopo la guerra, si rese conto di voler fare il comico, con quel sarcasmo naturale che lo contraddistinse sul piccolo e grande schermo, elegante, divertente ma mai volgare.

L’occasione della vita arrivò quando un amico gli procurò un provino con Garinei e Giovannini, autori della Rivista Cantachiaro n° 2, per il ruolo di un soldato.

Raimondo conobbe Sandra Mondaini nel 1958, lei, che era nata nel 1931 a Milano, era figlia dell’umorista Giacinto Mondaini e aveva lasciato lo studio per aiutare economicamente la famiglia lavorando come modella per riviste e pubblicità fino ad approdare al teatro, televisione e cinema.

Carattere peperino e umorismo pungente, Sandra entrò nella compagnia di Macario nel 1955 e fu lì che conobbe Raimondo, mentre recitavano in Sayonara Butterfly, una parodia della Madama Butterfly di Puccini.

Ma divennero Sandra e Raimondo solo al terzo mese di tournée, il giorno in cui tutta la compagnia era riunita a tavola.

Raimondo ordinò una cotoletta alla milanese, poi disse a Sandra “Ma lo sai che mi sono innamorato di te?”. 

Quattro anni dopo i due si sposarono, dopo aver lasciato i rispettivi fidanzati, e divennero i mattatori della televisione italiana insieme a volti noti dell’epoca come Gino Bramieri, Johnny Dorelli, ma soprattutto Ugo Tognazzi.

Il caso più noto che vide coinvolta la coppia fu il programma Un due tre, in cui Vianello e Tognazzi mettevano in piedi sketch satirici, che però li vide nel mirino della censura per aver accennato a un episodio accaduto al Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, caduto a terra per la sottrazione di una sedia, accanto a Charles de Gaulle, distratto da una bella signora.

Il duo ripeté la scenetta, ma per le successive quattro puntate furono costretti a registrare l’audio delle prove, che doveva passare sotto lo sguardo dei censori.

Sandra e Raimondo continuarono a lavorare per la Rai fino al 1981, con i battibecchi e le punzecchiature come l’arma vincente del loro essere una coppia sul set e nella vita.

La trama dei loro sketch vedeva una Sandra annoiata e sagace contro un Raimondo attratto da soubrette più giovani e belle, che spesso li affiancano nei loro spettacoli.

Ma il loro più grande successo fu la sitcom Casa Vianello, trasmessa dalle reti Mediaset dal 1988 al 2007, con il celebre “Che barba, che noia!” di Sandra scalciante nel lettone matrimoniale accanto a Raimondo intento a leggere la Gazzetta dello Sport alla fine di ogni episodio.

Una delle sitcom più longeve del panorama italiano, Casa Vianello dava sensazione di spiare realmente dietro le tende dell’appartamento della coppia, sempre con un pizzico d’improvvisazione, poiché i tempi comici dei due ormai erano pura quotidianità.

Raimondo Vianello morì il 15 aprile 2010 a ottantotto anni per una complicazione renale e Sandra lo seguì il 1 settembre, un amore per tutta la vita.