Guido Peyron, nato a Firenze nel 1898 e scomparso il 12 settembre 1960, nella sua lunga vita, dopo una giovinezza dedicata alla caccia, alle automobili e ai cavalli, ebbe varie relazioni con l’ambiente artistico e culturale fiorentino e frequentò le avanguardie parigine all’alba degli anni Trenta, dove il suo salotto fu il ritrovo ideale per parlare di editoria, gastronomia e arte.

La sua personalità vibrante ne fece un artista molto amato da critici, letterati e artisti come Sebastiano Timpanaro, Alessandro Bonsanti, Matteo Marangoni ma soprattutto da Eugenio Montale, che dedico all’amico artista, ma anche ottimo cuoco, la poesia Il gallo cedrone che dice “Dove t’abbatti dopo il breve sparo / (la tua voce ribolle rossonero / Salmi’ di cielo e terra a lento fuoco) / anch’io riparo brucio anch’io nel fosso”.

L’amicizia con il poeta vide Peyron partecipare alla famosa tavolata del 1931, quando Montale ricevette il’Premio Antico Fattore’ per la poesia La casa dei doganieri, pubblicato da Vallecchi.

La Biblioteca del Gabinetto Vieusseux conserva ancora oggi l’esemplare della poesia con le firme autografe degli artisti presenti tra cui, oltre a Peyron e Montale, ci sono Libero Andreotti, Gianni Vagnetti, Francesco Chiappelli, Arturo Loria e Alberto Magnelli

Ma il suo rapporto più importante Guido lo ebbe con la nipote Lydia, che condivideva con lui la passione per i viaggi e una grande casa nel cuore della Toscana, Casa Campatelli, vicino all’abbazia di San Gimignano.

Lydia era nata nel 1925 a Firenze, da Vincenzo Campatelli, medico dentista, ed Emilia Peyron, sorella di Guido e appartenente a una ricca famiglia d’imprenditori tessili di origine piemontese.

Separatasi da Vincenzo Campatelli nel 1932, Emilia si trasferì in Cecoslovacchia, mentre Lydia. Visse nel palazzo Mondragone in via dei Banchi a Firenze, continuando a passare le vacanze nella casa paterna a San Gimignano, che in seguito divenne l’argomento della sua tesi di laurea in geografia nel 1957.

Il nucleo originario di Torre e Casa Campatelli è una casa-torre della metà del XII secolo eretta lungo il tracciato dell’antica via Francigena, fuori dalla prima cinta muraria di San Gimignano, costituita da un unico corpo di fabbrica, realizzato in pietra e mattoni, che accoglie diversi ambienti disposti in verticale, dove il piano terreno viene adibito a uso commerciale, i superiori, scanditi da solai lignei, sono destinati ad abitazione e la sommità ha la funzione di difesa e come punto di osservazione, mentre i piani interrati sono un magazzino per le merci e le derrate provenienti dal contado, talvolta lavorate in questi ambienti.

Torre Campatelli era alta inizialmente 11.5 metri, ma fu rialzata per ben tre volte, fino a raggiungere i 27.6 metri, altezza che tuttora conserva ma, cominciando da subito a cedere sotto il suo stesso peso, alla sua destra fu costruita una falsa torre di sostegno.

Dopo la costruzione della seconda cinta muraria, che includeva l’edificio nel nucleo urbano, tra il XIII e il XVII secolo il complesso fu ampliato e divenne un palazzo a due piani, con la parte più bassa della torre ricoperta di spesso intonaco con finestre dipinte e finti davanzali.

L’aspetto del nobile palazzo fu cancellato alla fine del XIX secolo, quando l’intonaco fu tolto e vennero realizzati una nuova porta d’ingresso e altri interventi, per ripristinare l’aspetto medievale. Risalgono alla fine degli anni Ottanta del Novecento gli ultimi restauri della facciata del complesso, oggi diventato parte dei beni del Fai.