Il 17 giugno 1970, di notte, i teleschermi di tutt’Italia trasmisero quella che oggi è considerata la partita del secolo, come ricorda una targa all’ingresso dello stadio Azteca di Città del Messico, simbolo del calcio in tutte le sue emozioni e della sua bellezza.

Quel pomeriggio vedeva allo stadio Azteca di Città del Messico, l’arrivo di Italia e Germania per l’accesso alla finale mondiale.

L’Italia era reduce da un girone eliminatorio tra luci e ombre, con una vittoria contro la Svezia e due pareggi contro Uruguay e Israele, ma aveva eliminato i padroni di casa battendoli 4-1.

La Germania invece, aveva umiliato gli inglesi, vincendo una partita che stavano perdendo 2-0 a venti minuti dalla fine, prendendosi una piccola rivincita della sconfitta patita in finale ai mondiali di quattro anni prima, proprio a opera dei britannici, anche con un gol fantasma.

L’Italia si presentava in campo con Sandro Mazzola titolare e Gianni Rivera, dirottato a sorpresa in panchina. Il direttore tecnico Ferruccio Valcareggi, infatti aveva ideato una staffetta tra il nerazzurro e il rossonero, una volta giocava dall’inizio l’uno e gli subentrava l’altro, un’altra volta i ruoli s’invertivano. In avanti due attaccanti di valore assoluto come il mantovano Roberto Boninsegna e il leggiunese idolo della Sardegna Gigi Riva, per tutti rispettivamente Bonimba e Rombo di tuono, dal vocabolario di Gianni Brera. All’ala il bergamasco Angelo Domenghini a macinare chilometri in un ambiente difficile. Per una formazione che raccoglieva il meglio del Cagliari dello scudetto, del Milan (Rosato e Rivera), dell’Inter con il capitano Facchetti e Burgnich e della Fiorentina con “picchio” De Sisti. Una rosa che due anni prima aveva vinto il campionato Europeo con il lancio della monetina contro la Jugoslavia. Per la Germania diretta da Helmut Schön, in campo mostri sacri del calcio come Overath e Seeler, e chi lo diventerà a breve come  il portiere Seep Maier, Berti Vogts, Franz Beckenbauer e il bomber Gerd Muller. Oltre a Karl-Heinz Schnellinger stopper in forza al Milan.

Ad assistere alla partita c’erano 102.444 spettatori, in Messico erano le 16 e in Italia era mezzanotte. Davanti agli schermi con la telecronaca di Nando Martellini, milioni d’italiani spingevano idealmente gli azzurri verso la storica finale, in un momento non facile per l’Italia, alle prese con le bombe, i primi segnali del terrorismo, gli scioperi… A 2.200 metri di quota, in un caldo torrido le due squadre scendono in campo agli ordini dell’arbitro messicano Arturo Yamasaki. Tifo assordante dei messicani per i tedeschi, perchè gli azzurri avevano eliminato i padroni di casa. Le due nazionali sono sul terreno di gioco con le loro divise classiche, Germania Ovest con maglia bianca e pantaloncini neri, Italia con maglia azzurra e pantaloncini bianchi.

Dopo il calcio d’inizio e la solita fase di studio dei tempi, Boninsegna si dimostra fromboliere di razza e all’ottavo di gioco manda in fondo al sacco dopo una combinazione con Riva. Italia 1, Germania 0, il resto della partita viene giocato dagli azzurri con il classico gioco all’italiana, racchiusi e pronti a ripartire in contropiede. In un match che sembra facile da controllare con i tedeschi che sembrano non avere la forza di recuperare.

Finché all’ultimo minuto di gioco arrivò il gol del milanista Schnellinger, che si trovava in area avversaria, solo per prendere prima possibile la via degli spogliatoi. Schnellinger la porta era solito proteggerla e quella avversaria l’aveva sempre vista  da lontano. La sua presenza in area azzurra colse di sorpresa i difensori italiani, che gli lasciarono spazio non marcandolo, così il biondissimo tedesco trovò il tempo di colpire il pallone in spaccata e mandarlo alle spalle di Albertosi. Il suo unico gol in nazionale e uno dei pochi in carriera. Rete del pareggio 1-1 che portò ai tempi supplementari.

Dopo 4 minuti segnò nel suo classico stile di rapina Gerd Müller, sfruttando al meglio un’incomprensione della difesa azzurra. Per i tedeschi sembra fatta. Quattro minuti dopo, proprio nell’area dove aveva segnato Schnellinger, è un altro difensore di quelli ruvidi ad andare sul tabellino dei marcatori. Tarcisio Burgnich, implacabile mastino dell’Inter herreriana, che come il difensore tedesco è “impropriamente” nell’area avversaria. Abilissimo a recuperare una palla vagante area e scaraventarla nella rete germanica. 2-2 e tutto da rifare, con la fatica e l’altura che si fanno sempre più sentire. La Germania sembrava allo stremo e la stella Beckenbauer, che si era lussato una spalla in uno scontro di gioco, rimase in campo con il braccio al collo fasciato. Un minuto prima della fine del primo tempo supplementare, l’Italia passò ancora in vantaggio, con una straordinaria azione di Riva in contropiede e la sua classica conclusione al fulmicotone di sinistro in diagonale che non lascia scampo a Maier. Accompagnato dalla cronaca di Martellini con il suo “Riva, Riva, Rivaaaaa ed è goooll”.

Al quinto minuto del secondo tempo supplementare la Germania pareggiò nuovamente. Azione da calcio d’angolo, colpo di testa di Seeler, palla che sembra finire fuori, ma sbuca tra le maglie azzurre il solito Müller che devia testa, trovando lo spiraglio tra Rivera piazzato sulla linea di porta e il palo. Con Albertosi sorpreso dalla mancata copertura dello spazio da parte del compagno e che non le manda certo a dire. Ma qui la partita assume completamente i contorni della leggenda, perchè Gianni Rivera è conscio dell’errore commesso.

Palla a centrocampo per la ripresa del gioco, nel delirio più assoluto allo stadio “Atzeca”, voci di ogni dove che rimbalzano nelle telecronache. Gli azzurri si rimettono in movimento, parte un’azione corale, undici passaggi consecutivi, senza nessun intervento tedesco, palla sulla sinistra dove Bonimba trova chissà dove e come, le forze per uno scatto bruciante, lascia sul posto il suo marcatore Shulz mette in mezzo un pallone rasoterra, a centroarea dove si materializza Gianni Rivera che batte un rigore in movimento di piatto mandando Sepp Maier da una parte e il pallone a rotolare in rete dall’altra. 4-3 per l’Italia e partita del Secolo. Per gli azzurri era l’approdo alla terza finale mondiale dopo quella di Parigi del 1938, con il secondo titolo Mondiale, e la possibilità di conquistare la Coppa Rimet.

L’Italia andò in finale, con Rivera, Riva, Boninsegna, Albertosi, Burgnich, Facchetti, Rosato, Cera, Bertini, Domenghini, De Sisti, Poletti e Mazzola.

Una partita che ha segnato l’immaginario collettivo italiano e che rimarrà nella cultura nazionale, con diverse citazioni, canzoni e racconti. Tra i tanti Italia-Germania 4-3, un film del 1990 diretto da Andrea Barzini, con Nancy Brilli, Massimo Ghini, Fabrizio Bentivoglio e Giuseppe Cederna.

La partita del secolo è anche nella storia “Topolino e il collezionista di stelle” apparsa sul numero 3082 di Topolino.